lunedì 5 febbraio 2018

Evadere dal carcere in 10 passi – 7: Il senso del giudizio


Punto Primo: Il giudizio nella realtà non esiste. Ciò significa che chi ha occhi per vedere non si sente mai giudicato.
Punto Secondo: Le persone si sentono giudicate dagli altri solo in quanto il “senso del giudizio” risiede in loro permanentemente, sebbene esso oggettivamente non esista (vedi Punto Primo).
Punto Terzo: Chi possiede dentro di sé il senso del giudizio (praticamente tutti), quando parla, che lo voglia o meno, è costretto a giudicare, indipendentemente dalle parole che utilizza. Ciò che fa e che dice è pervaso del medesimo giudizio che percepisce da parte degli altri nei suoi confronti.

Le persone, essendo pervase dal senso del giudizio, sono costrette a stare sempre sulla difensiva. Analizzano i comportamenti e le parole degli altri (amici e parenti in particolare) al fine di capire se li stanno giudicando o meno. Queste persone hanno continuamente paura di essere giudicate per ciò che sono, per ciò che fanno, per come si vestono, per le loro abitudini, per i loro comportamenti sessuali, ecc. Sospettano che gli altri stiano sempre a parlottare fra di loro per criticarle.

Quando fate notare un errore a una persona immersa nel giudizio, lei la prende sul personale e si sente giudicata o addirittura accusata, perché non riesce a separare ciò che fa da ciò che è. Percepisce nelle parole degli altri lo stesso senso del giudizio che si trova dentro di lei.


Avrete capito che il punto essenziale non riguarda il giudicare o meno gli altri, bensì il sentirsi giudicati dagli altri, in quanto è proprio questo aspetto che rende insopportabile l’esistenza. Sentirsi giudicati è infatti una situazione terribile, che rende la vita impossibile da vivere. Nella misura in cui vi sentite giudicati dagli altri, allora vuol dire che anche voi state giudicando; non importa che ve ne accorgiate o meno.

Non potendo agire direttamente sugli altri, potete però farlo indirettamente: essendo il comportamento degli altri causato dai vostri stati interiori, il vostro scopo dev’essere rimanere in stato di presenza ogniqualvolta sentite il giudizio degli altri su di voi. Vi renderete presto conto del fatto che il disagio derivante dal sentirvi giudicati è uno stato che si trova già al vostro interno e non viene “inserito dentro di voi” dall’esterno. L’altra persona potrebbe avere o non avere la reale intenzione di giudicarvi, ma, indipendentemente da questo, se dentro di voi risiede il giudizio, voi vi sentirete comunque giudicati dai suoi atteggiamenti, dai suoi sguardi e dalle sue parole.

Quante volte vi è capitato di far notare qualcosa a qualcuno e di percepire che l’altro si è sentito giudicato, anche se non era vostra intenzione farlo?
Voi: «Che belle scarpe! Ne portavo un paio uguali cinque anni fa».
L’altra donna (solo pensato): «Che stronza! Vuole dirmi che io metto roba fuori moda».
Invece magari voi volevate sinceramente fare un complimento (ritenete le scarpe davvero belle) e avete subito associato le scarpe a quelle che portavate voi, ma in maniera del tutto innocente. Il punto è che, se in quella persona risiede il “senso del giudizio”, si sentirà offesa, indipendentemente dalle vostre intenzioni. Se invece in lei non risiede il giudizio, non si sentirebbe offesa nemmeno se voi ci provaste intenzionalmente.

Lo stato di presenza nel qui-e-ora è la medicina per questa malattia mentale chiamata giudizio. Dovete “illuminare” con la vostra presenza il senso del giudizio che provate dentro.

Nella misura in cui, progressivamente, vi sentirete sempre meno giudicati, allora sarete in grado di riprendere gli altri quando sbagliano, senza provare un reale risentimento nei loro confronti, ma anche senza esitazione, timore o senso di colpa.
D’altronde, chi non sa punire, non sa nemmeno perdonare.


Salvatore Brizzi
(professione: cane di Dio)
(D.O.G. = Dogs Of God)

http://divinetools-raja.blogspot.it La Via del Ritorno... a Casa

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