sabato 18 giugno 2016

Osho: Di fronte all’ignoto



18 GIUGNO 2016
   
Ero seduto al capezzale di un uomo di ottantaquattro anni che stava morendo. Aveva tutti i malanni che una persona potrebbe avere, e tutti  insieme.  Da tempo era preda di un dolore insopportabile, alla fine aveva perso peso; ogni tanto sveniva. Da anni non si alzava più dal letto, la sua vita era dolore e soltanto dolore; ma perfino in quella condizione voleva vivere: neppure allora era pronto a morire.

Anche se la vita è diventata peggiore dell’inferno, nessuno vuole mai morire: come mai questa brama di vivere è così cieca e tanto inappagante? Ti costringe a lottare con le unghie e con i denti. In cosa consiste questa paura della morte? E come puoi aver paura della morte, se non l’hai neppure sperimentata? In realtà, si può solo temere ciò che si conosce, perché essere spaventati dall’ignoto? Rispetto all’ignoto si può solo avere un desiderio o una propensione a conoscerlo.

Ogni volta che qualcuno lo andava a trovare, quel vecchio piangeva: sciorinava lamentele su lamentele. Le lagne non muoiono, anche mentre si muore; forse fanno compagnia alla gente, anche dopo la morte.

Era disgustato da tutti i dottori, eppure ancora non aveva abbandonato la speranza: con l’aiuto di qualche amuleto ancora sperava di continuare a vivere.

Lo trovai solo e gli chiesi: “Vuoi ancora vivere?”. La domanda lo fece di certo sussultare, sicuramente pensava che gli avessi fatto una domanda infausta. Poi, con un dolore profondo disse: “Adesso rivolgo a Dio una sola preghiera: che mi porti via”. Ma la falsità di quelle parole era scritta su tutto il suo volto.

E mi venne in mente una storia...

C’era una volta un taglialegna. Era stanco, povero, infelice e vecchio. Non riusciva più a tagliare abbastanza legna per mantenersi; ogni giorno le sue forze scemavano. E al mondo non aveva nessuno.

Un giorno, dopo aver tagliato legna nella foresta, la stava raccogliendo in fascine e mormorava: “Neppure la morte viene a salvarmi da questa vita sofferta, in questa tarda età”. Ma non appena disse quelle parole, sentì la presenza di qualcuno, di fianco a lui; sulla spalla gli si posò una mano invisibile e gelata. Tutto il suo corpo e il suo respiro tremarono. Si voltò e non riuscì a vedere nessuno; ma anche così, di certo qualcuno era presente: sulla sua spalla sentiva il peso di una mano gelida.

Prima che potesse parlare, quel potere invisibile disse: “Sono la morte. Dimmi, cosa posso fare per te?”.

Il vecchio taglialegna ammutolì. Era inverno, ma il suo corpo iniziò a sudare copiosamente. In qualche modo riuscì a raccogliere il coraggio sufficiente per chiedere: “O divina, abbi pietà di questo poveretto. Che cosa vuoi da me?”.

La morte disse: “Sono qui perché ti sei ricordato di me”.

Il taglialegna raccolse tutte le sue forze e disse: “Perdonami. Ero sovrappensiero: saresti così gentile di aiutarmi a sollevare questa fascina di legna? Ti ho chiamato solo per questo e, in futuro, non ti chiamerò mai più; oppure, se per errore lo facessi, non occorre che tu venga. Grazie a Dio, sono molto felice”.

Quel vecchio stava pensando a questa storia, quando qualcuno entrò e gli disse: “È arrivato un sant’uomo. Si narrano molte storie sui suoi poteri miracolosi. Lo devo far entrare, così che ti veda?”.

Un lampo di speranza illuminò il volto di quel vecchio e a fatica si sollevò, dicendo: “Dov’è quest’uomo santo? Svelto, fallo venire! Dopotutto non sono così malato; in realtà, sono i medici che mi stanno uccidendo. Dio mi vuole salvare, ed è per questo che sono ancora vivo, malgrado tutti loro: chi potrebbe mai uccidere una persona che Dio vuole salvare?”.

A quel punto mi accomiatai. Ma non appena giunsi a casa, ricevetti la notizia che quel vecchio non era più in questo mondo.

Osho: Crea il tuo destino

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