venerdì 1 gennaio 2016

Quando si ha paura di qualcosa, ci si deve addentrare in quella paura

1 GENNAIO 2016

 

Nel momento in cui cerchi di cambiare qualcosa, qualsiasi cosa, ne distruggi la bellezza, la paura ha una propria bellezza, una delicatezza e una sensibilità del tutto singolare che la caratterizza. In realtà, si tratta di una vitalità estremamente sottile, la parola è negativa, ma la sensazione in sé è molto positiva.

Solo processi vivi possono aver paura, una cosa morta non ne ha, quindi, la paura è parte dell’essere vivi, comporta essere delicati e fragili.
Perciò, lasciale spazio, permetti alla paura di esistere, trema quando ti avvolge, lascia che agita le tue fondamenta e godine; considerala una profonda esperienza sconvolgente e ricorda: non assumere nessun atteggiamento, in realtà, non chiamarla neppure “paura”.

Nel momento in cui la descrivi così, hai assunto un’ inclinazione, l’hai già condannata; hai già deciso che è qualcosa di sbagliato, qualcosa che non dovrebbe esistere. Sei già sul chi va là, stai già scappando, te la stai dando a gambe! In modo estremamente sottile, hai già interrotto ogni relazione con quell’emozione, hai spezzato ogni legame tra te e ciò che ti sta accadendo. Perciò, è importante non definirla paura.

Smettere di assegnare un nome a ciò che succede è qualcosa di essenziale. Limitati a osservare la sensazione che provi, lasciagli spazio, permettigli di esistere e non dargli alcuna etichetta, resta ignorante. L’ignoranza è una condizione dell’essere estremamente meditativa. Persisti nell’essere ignorante, e non permettere alle mente di condizionare. Non concederle di usare il linguaggio, di attribuire parole, etichette e categorie, poiché ciò coinvolge un intero processo: una cosa è unita all’altra, e tutto questo non ha fine, è un movimento irrefrenabile.

Limitati semplicemente a osservare, non determinare “paura” ciò che ti accade; lasciati avvolgere, diventa paura e trema: è qualcosa di meraviglioso. Nasconditi in un angolo, rifugiati sotto una coperta e trema; fai ciò che fanno gli animali quando hanno paura.

Cosa farà un bambino, quando ha paura? Piangerà. La paura nasce da un profondo bisogno biologico: la paura dell’ignoto; del vuoto che ti circonda; la paura di questa vastità sconfinata; la paura di essere uno straniero in terra straniera; la paura di non esserci più; la paura di non essere.

Se permetti alla paura di impadronirsi di te, per la prima volta saprai quale meraviglioso fenomeno sia la paura. In quel disordine, in quello sconvolgimento, in quella confusione, arriverai a conoscere l’esistenza di un punto fermo, uno spazio di quiete da qualche parte dentro di te, che non è affatto toccato dalla paura e se la paura non lo può toccare, neppure la morte può farlo.

Intorno a te esistono l’oscurità e la paura, solo questo centro piccolissimo è al di fuori di quella realtà e non sei tu che ti sforzi di essere trascendente; semplicemente permetti alla paura di impadronirsi totalmente di te, ed ecco che d’un tratto diventi consapevole di quel contrasto.

Perciò, se la paura, la tristezza, la rabbia, o qualsiasi altra emozione accadono, permettile di esistere, chiudi le porte di casa e lasciati vivere di quell’emozione dall’interno, rilassati in essa. Limitati a comportarti come un bambino che vive le emozioni senza avere alcun pensiero che colori ciò che accade. La paura è una delle porte attraverso cui si entra nel proprio essere.

Quando si ha paura di qualcosa, ci si deve addentrare in quella paura, è il solo modo che permetta di liberarsi dalla paura. Se hai paura del buio, entra nell’oscurità, malgrado ogni paura, immergiti nel buio, scendi nell’oscurità il più profondamente possibile.

Solo quell’esperienza di oscurità ti renderà immune dalla tua paura, ti rivelerà che era stupido aver paura; il buio è qualcosa di meraviglioso. Questa oscurità è così morbida, così silenziosa, ha uno splendore incredibile… e tu, ne hai sempre avuto paura!
In questo caso, l’esperienza rimuoverà dentro di te qualsiasi terreno sul quale la paura possa mettere le proprie radici.”




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