venerdì 29 agosto 2014

Gli Esseni ed i Sette Specchi Essenziali

pergamena antica
Fin dalla più remota antichità esiste una dottrina straordinaria, universale nella sua applicazione e dalla saggezza senza tempo. Alcuni frammenti di tale dottrina sono stati rinvenuti nei geroglifici sumeri e su tegole e pietre risalenti a circa otto o diecimila anni fa. Alcuni dei suoi simboli, come il sole, la luna, l'aria, l'acqua e le altre forze naturali, provengono da un'era persino precedente al cataclisma che pose fine al Pleistocene. Nessuno sa con certezza a quante migliaia d'anni prima essa risalga.

L'obiettivo di tale dottrina è risvegliare nel cuore di ogni uomo una conoscenza intuitiva che sia capace di risolvere tanto i problemi individuali quanto quelli dell'intero mondo.
Tracce dell'insegnamento sono riscontrabili in quasi ogni regione e culto religioso. I suoi principi fondamentali furono insegnati nell'antica Persia, in Egitto, India, Tibet, Cina, Palestina, Grecia e molti altri paesi. Tuttavia nella sua forma più pura la dottrina fu trasmessa da una misteriosa confraternita che visse tra gli ultimi tre secoli aC ed il primo secolo dC sulle rive del Mar Morto in Palestina e quelle del Lago Mareotis in Egitto. In Palestina e Siria i membri della confraternita erano noti come gli esseni, mentre in Egitto erano chiamati Terapeuti, o guaritori.
La parte esoterica della loro dottrina è presente ne L'Albero della Vita, le Comunioni e la Sevenfold Pace. L'insegnamento essoterico è riscontrabile nel Vangelo Esseno della Pace, nel testo Genesi, Un'Interpretazione Essena, in Mosè, Profeta della Legge, e nel Discorso della Montagna.
L'origine della confraternita è ignota, e la derivazione del nome incerta. Alcuni credono che derivi dal nome di Esnoch, o Enoch (v. correlati), il quale sarebbe stato il fondatore della fratellanza in quanto primo essere umano a cui sarebbe stata concessa la comunione con il mondo angelico. Altri che il nome derivi da Esrael, il popolo eletto a cui Mosè portò le Comunioni dopo che gli furono rivelate sul monte Sinai direttamente dal mondo angelico.
Ad ogni modo, qualunque sia stata la loro origine, sembra certo che la confraternita degli Esseni esistesse già da molto tempo, forse sotto altri nomi ed in altre terre.
I loro insegnamenti appaiono nella Zend Avesta di Zoroastro, che si concretizzò in uno stile di vita praticato per migliaia di anni. Sono riscontrabili tra i concetti fondamentali dei Veda del Brahmanesimo, ed anche il sistema dello Yoga indiano scaturì dalla stessa fonte. Successivamente Buddha predicò essenzialmente le stesse idee di base, ed il suo sacro albero della Bodhi è connesso all'Albero della Vita esseno, proprio come quest'ultimo trova espressione nella Ruota della Vita tibetana.
Pitagorici (v. correlati) e stoici dell'antica Grecia ispirarono gran parte del loro stile di vita ai principi esseni. La stessa dottrina fu elemento della cultura Adonica dei Fenici, della scuola filosofica di Alessandria d'Egitto, e ha contribuito a molti rami della cultura occidentale: dalla Massoneria allo gnosticismo, alla Cabala, al Cristianesimo. Gesù la interpretò nella sua forma più bella e sublime nelle Sette Beatitudini del Discorso della Montagna.

GESU' E GLI ESSENI

Rotoli del Mar Morto
Gli indizi della connessione tra la dottrina di Gesù e quella essena sono riscontrabili nei Rotoli del Mar Morto, un consistente insieme di manoscritti esseni scoperto 1947-1956 all'interno di alcune grotte presso  la località di Qumran, sulle rive Mar Morto, nei pressi di Gerusalemme. Le pergamene attribuite al Vecchio Testamento e le descrizioni della filosofia e delle pratiche essene riflettono molti degli insegnamenti cristiani di cui fu portatore Gesù Cristo. I Rotoli del Mar Morto (dando per vera la loro originalità - n.d.t.) rivelano che quegli stessi concetti fossero noti e praticati ben prima della nascita di Gesù, e prospettano la possibilità che Gesù possa aver studiato - o addirittura vissuto - con gli esseni nel corso di un periodo che va dagli anni della sua adolescenza fino a circa i 30 anni, lasso temporale di cui non è pervenuta alcuna nozione della sua vita ed attività (A tal proposito si consiglia la visione del bel film I Giardini dell'Eden, di Alessandro D'Alatri - n.d.t.)

Analogie e Differenze
Gli esseni erano convinti di essere gli eletti che avrebbero introdotto un radicale cambiamento nel giudaismo con l'aiuto di un messia e un profeta. Non ritenevano la povertà una virtù o uno status essenziale per onorare Dio al di là delle ricchezze mondane; insegnavano che il matrimonio fosse un legame indissolubile fatto davanti a Dio e che il divorzio fosse proibito. L'immortalità era accettata sotto forma di verità dagli esseni, ma - sebbene osservassero religiosamente il Sabbath, non partecipavano al culto nel tempio in quanto consideravano il tempio e i suoi sacerdoti espressione di lassismo nella disciplina spirituale. Queste idee si riflettono nel Nuovo Testamento. Tuttavia Gesù insegnava la dottrina della risurrezione del corpo nel giorno del giudizio finale ed era abitualmente impegnato a predicare per diffondere le proprie idee tra le persone comuni ed i sacerdoti del tempio, approcci - questi - respinti dagli esseni.

Probabilità Storiche
Il prof. James Tabor, cattedra di Studi Religiosi presso l'Università del North Carolina, fa notare che alcuni esseni vissero, praticarono ed insegnarono la loro dottrina presso Gerusalemme ed altre città confinanti, benché la comunità monastica essena abbia lasciato le proprie pergamene all'interno di grotte sul Mar Morto. Non esiste alcuna documentazione contemporanea alle parole di Gesù. I Vangeli del Nuovo Testamento derivano tutti da copie in lingua greca di antiche pergamene perdute. La più antica di tali copie è stata fatta risalire a circa un secolo dopo la morte di Cristo. Tuttavia durante tutta la sua vita Gesù ebbe facile accesso - così come la società in cui visse -  alle opinioni e pratiche degli Esseni. Quindi, la conclusione che la filosofia essena possa avere ispirato Gesù o contribuito alla formazione di alcuni dei suoi insegnamenti è storicamente difendibile, se non dimostrabile.

VITA QUOTIDIANA TRA GLI ESSENI
Gli esseni vivevano sulle rive di laghi e fiumi, lontani da città e paesi, e praticavano uno stile di vita rivolto alla condivisione. Erano principalmente agricoltori e arboricoltori, avendo una vasta conoscenza di colture, geologia e climatologia che consentiva loro di coltivare una grande varietà di frutta e verdura persino in zone desertiche e con il minimo lavoro indispensabile.
Non avevano servi o schiavi e si dice che siano stati i primi a condannare la schiavitù sia nella teoria che nella pratica. Tra di essi non vi erano ricchi né poveri, in quanto entrambe condizioni giudicate deviazioni della Legge. Il loro sistema economico si basava interamente sulla Legge, con cui dimostravano che il cibo e qualsiasi altra esigenza materiale dell'uomo fossero ottenibili senza competizione, solo attraverso la conoscenza della Legge.
Trascorrevano molto tempo a studiare scritti antichi e rami speciali di apprendimento quali l'istruzione, la guarigione e l'astronomia. Erano considerati gli eredi di Caldea, dell'astronomia persiana e delle arti egizie della guarigione. Erano abili nelle profezie, alle quali si preparavano attraverso un digiuno prolungato. Erano inoltre estremamente abili nell'uso di piante ed erbe per la guarigione di uomini e animali.
Vivevano una vita semplice e regolare. Si alzavano ogni giorno prima dell'alba per studiare e comunicare con le forze della natura, fare un bagno rituale in acqua fredda e poi indossare indumenti bianchi. Dopo il loro lavoro quotidiano nei campi e nelle vigne consumavano i loro pasti in silenzio, precedendoli e terminandoli con la preghiera. Erano del tutto vegetariani e non toccavano alimenti di carne né liquidi fermentati. Le loro serate erano dedicate allo studio e alla comunione con le forze celesti.
Il primo giorno della loro settimana era il Venerdì. Il venerdì sera - che precedeva il Sabbath - era dedicato allo studio, la discussione, ed il divertimento in compagnia dei visitatori, suonando alcuni strumenti musicali.
Il loro stile di vita gli consentiva di vivere fino a 120 anni o più, e si dice che infondesse in loro grande forza e resistenza. In tutte le loro attività esprimevano amore creativo.
Inviavano in giro per il mondo i guaritori e gli insegnanti della confraternita; tra questi vi furono Elia, Giovanni Battista, Giovanni Amato e - probabilmente - il grande maestro Gesù.
L'appartenenza alla confraternita era ottenibile solo dopo un periodo di prova di un anno e tre anni di lavoro iniziatico, seguito da altri sette anni prima di poter ricevere il pieno insegnamento interiore.
Testimonianze del modo esseno sono pervenute fino a noi grazie agli scritti di alcuni loro contemporanei. Plinio, naturalista romano; il filosofo alessandrino Filone; lo storico e soldato ebreo Giuseppe Flavio, e altri personaggi e autori antichi li citarono nelle loro opere.
Alcuni degli insegnamenti esteriori sono conservati in testi in aramaico all'interno del Vaticano. Altri redatti in lingua slava furono trovati in possesso degli Asburgo in Austria e si dice che fossero stati esportati dall'Asia nel XIII secolo da sacerdoti nestoriani in fuga dalle orde di Gengis Khan.
Gli echi dei loro insegnamenti esistono ancora in diverse forme, nei rituali massonici, nel candelabro a sette braccia, nel saluto: "La pace sia con te", usato fin dai tempi di Mosè.
Data la sua antichità e persistenza attraverso i secoli, è evidente che la dottrina essena non sia stata creata da un singolo popolo o un unico individuo, ma provenga da una successione di grandi Maestri i quali tramandarono la Legge dell'Universo, basilare, eterna e immutabile come le stelle; sempre uguale a se stessa oggi come due o diecimila anni fa, e perciò ancora applicabile.
L'insegnamento mostra come le deviazioni dell'uomo dalla Legge siano la causa di tutti i suoi problemi, e fornisce il metodo con cui esso può trovare la via d'uscita dal proprio dilemma.
Il vero rapporto sacro è quello con noi stessi, perché tutte le relazioni riflettono noi stessi. Può anche essere vero che il tuo partner faccia cose che ti innervosiscano. Ma alla fine si tratta di input che provocano una reazione in te, dunque sei tu quello 'attivato.' Pertanto in primo luogo esiste la tua relazione con te stesso.
Comunque sia, ci ritroviamo sempre di fronte un riflesso di noi stessi; in ogni rapporto, ma soprattutto in quelli molto stretti. Ciò significa che ogni rapporto con gli altri riflette come uno specchio un aspetto del nostro modo di essere.

I SETTE SPECCHI ESSENI

Secondo la dottrina degli esseni, l'assunzione di piena responsabilità personale per qualsiasi cosa abbiamo fatto, detto o pensato in questa vita è la qualità fondamentale per la creazione di un rapporto sacro. E vedere ogni cosa come uno specchio che riflette parti di noi stessi è la seconda qualità fondamentale. Gli esseni insegnano che esistono sette specchi essenziali per la costruzione dei rapporti sacri.
I sette specchi della Sacra Relazione
Il Primo Specchio ci rimanda il riflesso di ciò che siamo. Si tratta di qualcosa che abbiamo fatto a noi stessi, o degli errori e le ferite che ci siamo auto-inflitti.
Il Secondo Specchio riflette ciò che giudichiamo. Si tratta di qualcosa che ci ha feriti e su cui abbiamo costruito una carica emotiva. Può essere qualcosa che abbiamo subito in passato e che non abbiamo mai perdonato. E' bene prendere atto, tuttavia, che quando condanniamo il prossimo e lo facciamo caricando il giudizio di emotività, è molto probabile che in realtà stiamo giudicando noi stessi.
Il Terzo Specchio riflette qualcosa che abbiamo perduto, dato via o che ci è stato sottratto. Quando vediamo qualcosa che ci piace nel nostro prossimo, spesso si tratta di qualcosa che abbiamo perso, dato via o che ci è stato rubato. Ogni rapporto è un rapporto con noi stessi e spesso si cerca di recuperare ciò che si è perso, dato via o che ci è stato sottratto come ad un bambino. Tutto può essere recuperato all'interno di se.
Il Quarto Specchio riflette i nostri amori dimenticati. Potrebbe trattarsi di uno stile di vita, o di un rapporto perduto prima che fosse naturalmente concluso. Spesso si tratta di esperienze risalenti a una vita passata, che hanno avuto una conclusione sbagliata. Tendiamo a ricrearle più e più e più volte fino a quando la loro conclusione non è registrata dalla nostra anima sotto forma di saggezza.
Il Quinto Specchio riflette il Padre e la Madre. Spesso si dice che finiamo per sposare persone simili a nostro padre o a nostra madre. Spesso tendiamo anche a ripetere sia i modelli sani che quelli non sani che abbiamo appreso da bambini dai nostri genitori. Spesso percepiamo i genitori come divinità e così non raramente tendiamo a riflettere sui nostri partner aspetti del nostro rapporto con i nostri genitori. Spesso scegliamo i nostri partner sulla base del nostro rapporto con i nostri genitori.
Il Sesto Specchio riflette la nostra ricerca della Tenebra o ciò che viene definito la notte oscura dell'anima. Accade quando ci troviamo ad affrontare le nostre sfide più grandi, le nostre peggiori paure, e chiamiamo a raccolta tutti gli strumenti che la vita ci ha offerto per affrontare tali situazioni. La cosa più importante da ricordare è che la nostra anima ci dona tali opportunità per crescere ed evolvere e che in realtà non esistono 'vittime.'
Il Settimo Specchio riflette la nostra percezione di noi stessi. Il nostro prossimo ci percepisce e ci tratta in base al modo in cui noi trattiamo e percepiamo noi stessi. Se abbiamo una bassa autostima e non riteniamo di essere degni di ricevere amore, o non vediamo la nostra propria bellezza, anche il nostro prossimo non ci amerà e non riuscirà a vedere la nostra bellezza. Se siamo amari e privi di amore verso gli altri, lo stesso trattamento verrà riservato dal nostro prossimo verso di noi. E' importante imparare ad essere compassionevoli e amorevoli verso noi stessi, e abbracciare tutto ciò che siamo, senza giudicarci. E' necessario ricordare che l'unico motivo per cui chicchessia può esercitare potere su di noi è il fatto che possieda qualcosa che noi desideriamo. Ma ogni cosa, che si tratti di amore, di gioia, o di un legame personale con una forza superiore, può essere trovata all'interno di noi stessi.
Questi sette specchi sono linee guida utilizzabili come strumenti per verificare dove ci troviamo nella nostra evoluzione e consapevolezza. La creazione di un rapporto sacro richiede innanzitutto che risolviamo i nostri pasticci, che curiamo e guariamo le nostre parti ferite e che ritorniamo sul percorso verso ciò che diciamo di volere, reclamando il potere che abbiamo perduto in maniera più o meno volontaria.
Quando decideremo di lavorare sul nostro rapporto con noi stessi avverranno dei cambiamenti che si rifletteranno sulle nostre vite. Inizieremo a notare delle differenze nel rapporto con il nostro amato. Tutti i rapporti sono sacri se scegliamo di coltivarli in questo modo, ma è necessario tenere sempre a mente che quello con noi stessi è di gran lunga il rapporto più importante che abbiamo.
http://www.anticorpi.info/2014/08/gli-esseni-e-i-sette-specchi-essenziali.html#more 

martedì 26 agosto 2014

La parabola dell'Albero dei desideri - Osho


Il pensatore è creativo con i suoi pensieri; questa è una delle verità fondamentali che è bene comprendere. Tutto ciò che sperimenti è una tua creazione. Come prima cosa lo crei, poi lo sperimenti e infine ne resti intrappolato, poiché non sai che la fonte di ogni cosa è dentro di te.

Un uomo, mentre era in viaggio, per caso entrò in paradiso. Nel paradiso concepito dagli hindu esistono alberi che soddisfano i desideri. Ti siedi semplicemente sotto uno di loro, desideri una cosa qualsiasi e immediatamente viene soddisfatta: tra desiderio e appagamento non c’è alcun lasso di tempo. Tu pensi e immediatamente la cosa si concretizza.


Questi alberi 
rappresentano simbolicamente la mente. La mente è creativa, creativa con i suoi stessi pensieri.

Quell’uomo era stanco, per cui si addormentò sotto uno di questi alberi. Quando si svegliò, era molto affamato, per cui disse: “Quanto vorrei poter trovare del cibo da qualche parte!” Immediatamente il cibo apparve dal nulla, fluttuava nell’aria; erano manicaretti deliziosi. L’uomo divorò ogni cosa e quando si sentì sazio, in lui sorse un altro desiderio: “Se solo potessi avere qualcosa da bere…” e poiché in paradiso non esiste alcun proibizionismo, immediatamente apparvero vini pregiati.

Dopo aver bevuto, mentre si rilassava alla fresca brezza del paradiso, quell’uomo iniziò a chiedersi: “Cosa sta succedendo? Sto sognano? Oppure ci sono nei pressi dei fantasmi che si prendono gioco di me?” E subito comparvero dei fantasmi: feroci, orribili, stomachevoli. L’uomo si mise a tremare e in lui sorse un altro pensiero: “Adesso di certo verrò ucciso. Questi mostri mi uccideranno!” E fu ucciso.


Questa è una parabola antica, il cui significato è molto profondo. La tua mente è l’albero dei desideri: qualsiasi cosa pensi, prima o poi si avvererà. A volte lo spazio tra il desiderio e il suo compimento è talmente grande che ti dimentichi completamente di aver mai desiderato proprio quella cosa: a volte passano anni, a volte addirittura intere incarnazioni, per cui non sei in grado di risalire alla fonte. Ma se osservi con attenzione e in profondità, vedrai che tutti i tuoi pensieri stanno creando te e la tua vita. Essi creano il tuo inferno e il tuo paradiso. Creano la tua infelicità e la tua gioia. Creano il negativo e il positivo. Ognuno di noi è un mago; ognuno tesse e ricama un mondo magico intorno a sé… e poi ne resta intrappolato. Il ragno stesso è intrappolato nella sua tela.


Quando lo comprendi, le cose iniziano a cambiare. A quel punto puoi giocare con la vita: puoi cambiare il tuo inferno in paradiso, si tratta solo di dipingerlo partendo da un’altra prospettiva. D’altra parte, puoi amare a tal punto la tua infelicità da crearne quanta ne vuoi, a piacimento! Ma in quel caso non ti lamenti più, poiché sai che si tratta di una tua creazione, è un tuo dipinto, non puoi renderne responsabile qualcun altro. In quel caso, l’intera responsabilità è tua.


Allora nasce una nuova possibilità: puoi smettere di creare il mondo, puoi non crearlo più. Non è più necessario creare il paradiso e l’inferno, non è più necessario creare. Il creatore si può rilassare, può ritirarsi. Quel ritirarsi della mente è meditazione.

Osho
http://divinetools-raja.blogspot.it/2014/08/diario-di-una-ragazza-indaco-la.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed:+RInteriore+%28R%C3%A8+Interiore%29 

lunedì 25 agosto 2014

Cervo Zoppo Sioux UN GRANDE SAGGIO

 
"Ho guardato attentamente le piante: le foglie non sono mai una identica all'altra, anche se sono sullo stesso ramo. In tutta la Terra non c'é una foglia perfettamente uguale all'altra. Il Grande Spirito ha deciso così. Per ogni creatura Egli ha tracciato a grandi linee un sentiero: Egli insegna la direzione e lo scopo, ma lascia ognuna libera di trovarsi la sua strada. Egli vuole che ognuna agisca in modo autonomo, secondo il proprio istinto e obbedendo alla sua forza interiore.
Se il Grande Spirito vuole che le piante, gli animali, persino i piccoli topi e gli insetti vivano in modo diverso, quale orrore deve provare davanti a degli uomini che fanno tutti le stesse cose".
 
Sioux

http://www.servadghi.it/cervozop.htm 

venerdì 22 agosto 2014

Ridere di cuore



In molte occasioni una bella risata è il toccasana: ti libera da energie represse e dai pesi della vita, ti rende più sano ed equilibrato
 
Preziosi testi di Osho apparsi su Osho Times n. 210



Osho,
quando ti ho sentito dire che ridere è un modo di liberarsi un po’ dall’infelicità, per la mia mente i conti non tornavano. Mentre ridevamo si sentiva come se l’isteria stesse riempiendo la sala e ancora mi chiedo: “Cosa è successo?”.

Puoi renderti conto di cosa è successo! Può sembrare isteria. Quando, ad esempio, comprendi qualcosa e sopraggiunge la risata per lenire l’infelicità, si rilascia una grande energia. Ogni comprensione rilascia un po’ delle energie accumulate dentro.
Ad esempio, non ridi tutto il giorno, solo di tanto in tanto. Non sei amorevole tutto il giorno, solo di tanto in tanto. Cosa succede all’energia in questi lunghi intervalli? Si accumula e se arrivi a comprendere un certo fenomeno avviene un grande rilascio ed è così forte che sembra un attacco isterico. Ma non è un attacco isterico, anzi si attenua un’energia che, in qualsiasi momento, avrebbe potuto diventare un attacco isterico.
Nei manicomi puoi trovare persone che ridono per ore e ridono così tanto da farsi venire le lacrime agli occhi. Sono pazzi poiché non sono riusciti a gestire il rilascio delle loro energie in modo sano, sicuro ed equilibrato.
Queste energie accumulate costituiscono un potenziale pericolo e la società nel suo complesso favorisce la repressione. Tutto deve accadere se­condo le buone maniere e l’etichetta. Non puoi mai farti una bella risata di cuore, la società non te lo permette.
Sembra che da una generazione all’altra ci sia una paura ricorrente nella società e cioè che è pericoloso permettere che l’uomo esprima tutte le sue energie, perché includono rabbia, violenza, gelosia, istinto suicida... e tante altre cose. Se si permettesse l’espressione di tutte queste energie, tutti impazzirebbero, non sarebbero in grado di controllarle. Quindi tutta la nostra società si basa sul controllo e la repressione. Ma questo non ha creato una bella umanità: forse ha evitato la totale follia, ma è un fenomeno negativo, non ha creato salute mentale.
Il mio approccio è semplice: le energie non devono essere represse, ma espresse e bisognerebbe trovare dei modi creativi di esprimerle.
In India ero solito visitare le prigioni per parlare con i carcerati e la cosa più strana che ho compreso è che  erano più innocenti di quanto non lo fosse la gente comune fuori. All’inizio mi ha stupito perché queste persone erano criminali: alcuni erano assassini, altri stupratori. Avevano fatto ogni genere di cose contro la legge, contro la società, contro l’ordine, ma sembravano molto innocenti e avevano una certa calma: sui loro volti non si vedevano la violenza, l’omicidio, o lo stupro... nessun segno. Fuori dalle prigioni, per la strada, sui volti delle persone si possono vedere tutti i crimini che reprimono.
La cosa mi fu chiara: queste persone non avevano represso nulla, avevano semplicemente fatto tutto ciò che era venuto loro in mente... lo avevano fatto e basta. Non si erano preoccupate del diritto e della società. La società naturalmente non può tollerarle, devono essere considerate criminali ed essere punite. Si tratta di una vendetta.
Lo chiesi a tutti i dirigenti delle carceri che avevo visitato... perché il governatore del mio stato era un uomo veramente innocente, quasi infantile, non era un politico. Era salito al potere perché quando il governo britannico se ne era andato, la questione non era di mandare al potere solo dei politici. La prima generazione di politici era quasi apolitica, perché l’India non era libera da quasi duemila anni, quindi la politica non esisteva. Quelle persone furono scelte per le loro qualità e in particolare i governatori perché non venivano eletti, erano nominati dal presidente.
Il presidente stesso era un uomo molto semplice. Era molto attratto dal mio modo di pensare e soleva dirmi: “Mi basta una cosa: quando morirò, a dio dirai soltanto che non ero un uomo cattivo”.
“Ma” rispondevo “dio non esiste e anche se ci fosse, non ho alcuna comunicazione diretta con lui!”.
Lui disse, “Non ti darò ascolto, non puoi imbrogliarmi. Devi promettermi che quando morirò dirai a dio che non ero un uomo cattivo”.
Ma io risposi: “Che strana idea! Non ho alcun dio e non credo che tu abbia bisogno di alcuna raccomandazione. Sei un brav’uomo, solo le persone cattive hanno bisogno di raccomandazioni”.
Era molto innocente e mi disse: “Se tu potessi andare nelle carceri ad aiutare quelle persone...”.
Avevo tempo e quindi iniziai a frequentare le carceri. Chiesi a tutti i dirigenti: “È mai diventato pazzo qualche criminale che abbia assassinato, violentato, o commesso qualsiasi altro grave crimine?”. E la risposta era sempre no.
Dissi: “Ci avete mai pensato? La gente impazzisce fuori, invece sono queste le persone che dovrebbero diventare pazze se la vostra teologia, le vostre religioni e le vostre cosiddette filosofie fossero corrette:  hanno fatto tutto ciò che ritenete sbagliato, ma sono così innocenti, semplici”.
Rispondevano: “No, non ci abbiamo mai pensato”.
Sembra che nessuno sia interessato all’evoluzione fondamentale dell’uomo. Questi criminali sono così innocenti, perché non hanno represso nulla: in questo consiste la loro innocenza. E poiché non hanno represso nulla per loro la follia è impossibile.
Non sto dicendo che tutti dovrebbero iniziare a commettere crimini per evitare di impazzire e diventare innocenti. Ciò che sto dicendo è che questo dà un indicazione sul fatto che le energie non vanno accumulate ma usate. E se vivessimo in una società giusta andrebbero usate in modo creativo.
La stessa violenza che uccide un uomo può scolpire uno stupendo buddha, perché la mano sprigiona energia sia che tagli la testa di qualcuno, o che intagli del legno o la pietra. Per la mano e l’energia non fa differenza: l’energia è sprigionata.
Ho conosciuto molti cacciatori in India, per caso perché ho girato per tutto il paese e spesso ero ospite nel palazzo di qualche maharaja. E tutti questi maharaja – ce n’erano centinaia in India – i loro figli e i loro fratelli, erano tutti cacciatori. Per la caccia avevano delle foreste riservate. Ma li ho trovati molto umani, la caccia assorbiva tutta la loro violenza. Dai loro volti si vedeva che non c’era alcuna tensione.
Ma anche cacciare animali è violenza. Si possono trovare modi per utilizzare l’energia senza causare danno ad alcuno, anzi creando qualcosa di bello.
In uno dei nostri gruppi di terapia un uomo si è fratturato una mano e questo episodio ha suscitato molta pubblicità negativa nei miei confronti  nonostante io non fossi coinvolto in alcun modo, non ero presente nel gruppo di terapia. Ma nessuno ha mai intervistato il diretto interessato.
Io l’ho chiamato e gli ho chiesto: “Come ti senti? Come consideri l’episodio?”. La frattura era ormai guarita e l’ingessatura rimossa. Lui rispose: “Sono stupito. Ho sempre avuto la sensazione che avrei potuto uccidere qualcuno. Dopo la frattura alla mano quella sensazione è scomparsa. Non so cosa sia successo, come sia successo, ma da quel momento mi sento molto umile, prima ero molto arrogante”. Forse la sua mano accumulava violenza e lui la reprimeva e la frattura ha rilasciato quell’energia.
Sono stato accusato dai giornali di tutto il mondo che nei miei gruppi di terapia si usava la violenza. Ma sono rimasto stupito: non un solo giornalista ha avuto il buon senso di intervistare quell’uomo per informarsi della sua esperienza. La sua esperienza era completamente diversa: si sentiva fortunato che fosse successo, perché un peso che si portava dall’infanzia era semplicemente scomparso.
Quindi in primo luogo: dobbiamo comprendere ogni energia – i suoi meccanismi e il suo funzionamento – ed esprimerla.
Ho creato una meditazione apposta per ridere e molte persone sono venute a dirmi che era qualcosa che non avevano mai sperimentato, che era stato quasi psichedelico. Era un attimo: appena il gruppo si sedeva iniziava a ridere. Cominciava uno e contagiava poi naturalmente alcuni altri, che ridevano semplicemente perché: “Questo idiota sta ridendo senza motivo”. Altri poi ridevano di loro e in poco tempo diventava  un fenomeno inconscio collettivo: tutti ridevano come non avevano mai riso, ma come avrebbero sempre voluto.
E sembrava un attacco isterico perché avrebbero voluto fermarsi, ma non erano in grado di farlo. Avevano aperto una porta che non erano più in grado di chiudere e questo li faceva ridere ancora di più.
“È strano! Non sta succedendo nulla, non c’è niente da ridere e rido come un matto”. E questo li aveva fatti ridere ancora di più! Ed è contagioso.
Dopo un’ora di risate sutti si rilassavano perché erano stanchi, ma in una grande pace... avevano espresso un’energia che la società non permette di esprimere a meno che non ci sia un’occasione appropriata: devi andare a vedere un film, devi leggere un libro, spettegolare o far discorsi senza senso per poterla esprimere.
Ma perché non esprimerla semplicemente? Siediti in un angolo e inizia. Sembra difficile, ma non lo è, è molto semplice: una volta che si inizia poi continua a crescere da sé.
Ho sviluppato molte meditazioni semplicemente per aiutare le persone ad alleggerirsi. E chiunque venga come osservatore esterno, a vedere penserà: “Questa gente è matta! Perché ridono?”.
Come se l’energia avesse bisogno di un qualche “perché”. Va espressa! Tutte le energie vanno espresse. Quelle che possono essere creative diventano creative e quelle che non possono essere creative diventano semplicemente innocue. Ed è sorprendente come, rilasciando le energie, diventi più leggero e equilibrato; diminuisce il rischio di impazzire.
E in secondo luogo, scoprirai crescere in te energie più fresche. Si creano continuamente in noi, attraverso il cibo, la respirazione, l’esercizio fisico, il sole, la luna, le stelle... l’energia si riversa in noi da ogni luogo. Ci si porta dietro un sacco di energia stantia e non si ha spazio per quella nuova. È sempre bene avere energia fresca e nuova, perché mantiene più giovani, più freschi, più lucidi, più intelligenti e più innocenti.
La meditazione sembrava isterica, non lo era. Ti stavi liberando dell’isteria, altrimenti l’avresti trattenuta dentro di te. Ed è bello che se senti qualcosa di simile in te, basta sederti nella tua camera e ridere. È la tua camera e nessuno può interferire, a meno che qualcuno non voglia unirsi...
E rimarrai sorpreso di come  gli altri gradualmente si uniranno, vedrai che si uniranno tutti. All’inizio forse verranno solo per vedere cosa sta succedendo e poi, osservando, resteranno catturati e parteciperanno.
In Giappone c’era un illuminato chiamato Hotei, il cui unico insegnamento era ridere. Lui rideva e i suoi discepoli ridevano. I suoi discepoli ridevano perché: “Questo è assolutamente assurdo! Nessun buddha ha mai riso! Tutti i buddha sono sempre stati seri; questo Hotei si pone al di fuori della categoria dei buddha”. Ma la sua risata era contagiosa e anche quelli che lo criticavano iniziavano a ridere e la cosa si diffondeva come un fuoco tra i suoi discepoli che se la godevano per ore... fino a quando ognuno di loro cadeva a terra, addormentato. Avevano riso così tanto che, lì sdraiati, sembravano tanti bambini piccoli.
Hotei era molto osteggiato dagli altri cosiddetti religiosi, ma le persone come Hotei non se ne curano. Dicono: “Che m’importa? Questo è il mio insegnamento, questa è la mia via. E se si può ridere lungo tutta la strada verso l’illuminazione, perché scegliere un’altra via?”.
E molti dei suoi discepoli si illuminarono semplicemente ridendo. Diventarono innocenti, si liberarono di ogni peso; lentamente compresero ciò che l’uomo stava facendo e gliene furono grati. Come insegnante non sarebbe stato forse così utile, ma aveva trovato qualcosa di esistenziale. Si spostava da un luogo all’altro con il suo gruppo di discepoli e, ovunque si trovasse, le persone ridevano...  anche le persone nelle città ridevano sentendo le risate della gente di Hotei. Ridevano e basta: “Non abbiamo mai sentito dire che la religione abbia che fare con le risate!”.
Ma nel vedere questo buddha, vedendo Hotei stesso e i suoi discepoli, dovevano ammettere che: “Qualunque sia il loro metodo – un po’ folle, bizzarro – Hotei ha cambiato la vita delle persone, le ha rese più sane,
più equilibrate”.

Tratto da: Osho, The Path of the Mystic #31
http://www.oshoba.it/index.php?id=articoli_view_x&xna=90 

giovedì 21 agosto 2014

IPNOSI ENERGETICA CON IL COLORE ARANCIONE

L'arancione: Simbolicamente l’arancione è legato all’energia, alla crescita, all’entusiasmo, alla
determinazione, al carisma, al fascino, all’immaginazione. L'arancione è il colore dell’allegria, è il colore sociale, della comunicazione. Adatto a stati di insoddisfazione, pessimismo, depressione. L’arancione è il colore del sorriso! L’arancione procura una sensazione di benessere, infatti, in un ambiente arancione, la depressione tende a diminuire, favorendo l’ottimismo, la buona relazione corpo spirito. È il colore che scalda il cuore , aumenta l’ambizione, e’ rasserenante e restituisce entusiasmo a chi è svogliato. L’arancione distingue persone estroverse che amano la compagnia, esse non sopportano di vedere altri al centro dell’attenzione. Possono essere persone superficiali, lunatiche e instabili ma certamente buone. Delle oscillazioni di questo colore non ne abbiamo mai abbastanza; i monaci buddisti utilizzano tonache arancione proprio per le sue proprietà stimolanti.
Tutte le SCLEROSI reagiscono all’arancione organicamente. STIMOLA L’APPETITO, viene utilizzato in tutte le ANEMIE, nelle AFFEZIONI CARDIACHE e soprattutto nelle insufficienze. Con una breve irradiazione di arancione si può eliminare la SONNOLENZA MATTUTINA. STIMOLA LA RESPIRAZIONE, per cui è indicato come abbigliamento per gli ASMATICI. Anche gli ABULICI O I DISINTERESSATI dovrebbero provare ad usare indumenti dal colore arancio. Secondo la tradizione tantrica indiana l’arancione STIMOLA LE FUNZIONI SESSUALI. Questo colore deve essere utilizzato in caso di CRAMPI, DOLORI DOVUTI A TENSIONE NERVOSE.
Questo colore associa la freschezza del giallo con l’azione del rosso.
Il chakra corrispondente è il sacrale (2°). La pietra associata a questo colore è la corniola.
IPNOSI ENERGETICA
Supponiamo che vogliate attrarre energia, entusiasmo, determinazione, carisma, fascino.
Eseguite la seguente meditazione.
Siete stesi comodamente ad occhi chiusi.
Sentite il contatto del vostro corpo con i vestiti, col pavimento. Allineate la spina dorsale; siate il più comodi
possibile. Sentite che l’ambiente che vi circonda è rilassante ed accogliente, e siete profondamente a vostro agio.
…………….
Bene.
Ora, iniziate a respirate profondamente. Eseguite la respirazione completa yogi.
Inspirate lentamente e profondamente dal naso una luce bianco-dorata molto potente, come il sole, sentendo che
vi riempie totalmente, ed espirate lentamente e profondamente come se doveste fischiare dalla bocca. Osservate
come questa luce porti via qualsiasi tensione, malessere o negatività.
Ripetete fino a quando il colore della luce bianco-dorato è uguale sia in inspirazione che in espirazione.
…( tempo in musica)…
Bene
Ora, inspirando, visualizzate una bella luce ARANCIONE brillante e vibrante di energia, che viene assorbita da
tutti i lati del vostro corpo: davanti, dietro, sopra la testa, sotto i piedi. Questa luce vi pervade completamente, e vi lascia in uno stato di totale e meraviglioso benessere, energia e protezione.
………………..
Ora, esalando, visualizzate questa energia che va a nutrire e ad espandere la vostra aura, rendendola
luminosa, brillante, potente e vibrante di energia ARANCIONE.
……………….
Inspirate ancora, e visualizzate l’energia che via via diventa sempre più luminosa e potente, e si irradia
dal vostro intero corpo.
………………
Espirate, e visualizzate chiaramente questa potente energia ARANCIONE che espande armoniosamente l’aura.
……………..
Ora, vedete anche il centro del vostro corpo risplendere brillante come il sole.
……………..
Ripete diverse volte questa respirazione, visualizzando ogni volta l’energia sempre più luminosa, potente
e rigenerante dell’ARANCIONE che aumenta la sua intensità e si irradia da ogni parte del vostro corpo
nello stesso momento.
Mentre respirate l’ARANCIONE ed illuminate la vostra aura con esso, ripetete mentalmente con convinzione :
“Sto respirando una potente energia che attrae verso di me altra energia, entusiasmo, determinazione, carisma,

fascino, in un modo meravigliosamente positivo. Questa trasformazione è totale e definitiva.”

NON SOLO CROMOPUNTURA : IPNOSI ENERGETICA CON IL COLORE ARANCIONE

martedì 19 agosto 2014

QUELLI CHE PARLANO AGLI ALBERI

 
 « Quando entrate in una foresta, ricordatevi che in quel luogo è presente una moltitudine di creature che vanno e vengono, occupate in diverse attività, e che quelle creature vi vedono. Cercate di entrare in relazione con esse, anche rivolgendo loro la parola per mostrare che ne apprezzate il lavoro.


Avvicinatevi a una quercia, a un abete… Appoggiate la mano sul suo tronco e dite a quell'albero: «Come sei bello! Come sei forte! Dammi un po’ della tua solidità e della tua resistenza... E ti incarico anche di un messaggio per tutti gli altri alberi della foresta. Dì loro che sono magnifici e che li amo. Saluta ciascuno di essi da parte mia, trasmetti loro il mio bacio», e poi baciate l’albero. Le entità che lo abitano si affretteranno allora a trasmettere il vostro amore a tutta la foresta, e mentre voi proseguirete il cammino, le altre entità che hanno ricevuto il vostro messaggio usciranno dagli alberi per salutarvi, danzando al vostro passaggio. Quando tornerete a casa vostra, sarete felici, come se aveste incontrato degli amici. »


Omraam Mikhaël Aïvanhov

Rè Interiore: QUELLI CHE PARLANO AGLI ALBERI

mercoledì 13 agosto 2014

Sei ancora lì?




Obaku, un Maestro Zen, era solito chiedere, come
prima cosa ogni mattina: "Obaku, sei ancora lì?".
 I suoi discepoli commentavano: "Se qualche estraneo
ti sentisse, penserebbe che sei pazzo! Perché lo fai?".
 Lui rispondeva: "Perché di notte me ne dimentico
completamente... una mente silenziosa, senza sogni,
senza pensieri... Quando mi sveglio, devo ricordare
a me stesso, una volta ancora, che Obaku è ancora
presente. A chi posso chiederlo? Lo posso solo chiedere
a me stesso: 'Obaku, sei ancora presente?'".
E lui stesso si rispondeva: "Sissignore!".
Si deve avere un profondo rispetto per se stessi. Anziché
 ripetere i nomi di Rama o di Krishna, per te
può essere una disciplina preziosa interrogare semplicemente te stesso... chiama
 il tuo nome, e chiedi: "Sei ancora presente?". E non preoccuparti se qualcun
altro ti ascolta. E poi risponditi: "Sissignore!".
Sarà sufficiente questo semplice esercizio... ti stupirà
vedere l'immenso silenzio che ne consegue!
Quando chiedi: "Sei ancora presente?" e da solo ti
rispondi: "Sissignore!", subito segue un profondo silenzio.
 In questo modo ricordi anche il tuo essere, e prende
forma un rispetto, una gratitudine profonda, poiché
ti è stato donato un altro giorno, il sole è sorto
ancora una volta, perlomeno ancora per oggi potrai veder fiorire le rose.
 Nessuno se lo merita, eppure la vita continua a riversarsi
in te, in ogni essere umano, solo perché è abbondanza che straripa. 
Osho.
 

domenica 10 agosto 2014

Peter Deunov: i colori e la salute


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Secondo l’insegnamento di Peter Deunov, ciascun colore ha un’influenza organica e psicologica e ciascun pensiero produce un colore particolare. Tutti i colori sono delle forze cosmiche che penetrano tutto il Cosmo

Secondo l’insegnamento di Deunov, ciascun colore ha un’influenza organica e psicologica e ciascun pensiero produce un colore particolare. Tutti i colori sono delle forze cosmiche che penetrano tutto il Cosmo. Dio è luce, Lui è il colore chiaro più elevato che comprende tutti gli altri colori, mentre gli altri colori sono una variazione della luce Divina.

Anche la mente si nutre di luce per questo dobbiamo imparare ad alimentarla per crescere.“Se il vostro cuore non sente correttamente siete in disarmonia con il colore rosso. Se siete in disarmonia con i vostri pensieri, il colore giallo non può mandarvi le sue vibrazioni superiori. Se il vostro fegato è in disordine non potete percepire le vibrazioni del colore verde.
COLOR WATER DROP
Qual’è il colore della paura? Di quale colore diventa l’uomo quando si spaventa? Lui impallidisce, diventa giallo. Allora la paura fa pensare l’uomo. Quando l’uomo commette un errore, produce il colore giallo all’esterno. Quindi la paura si cura solamente tramite il colore giallo.
La rabbia con che cosa si cura? Con il colore rosa. Ciò indica che il colore rosso scuro deve essere trasformato in rosa o in blu.
Qualcuno dice che non può amare. Ciò indica che gli manca la tinta rossa e perciò questa persona deve fare dei bagni con il colore scarlatto
Pensate a questi colori. Queste vibrazioni susciteranno in voi sollievo e comincerete a pensare, a ragionare. Il colore blu scuro in forma pura produce fermezza, risolutezza, resistenza in un convincimento, nei sentimenti. Invece in forma impura, incostanza.
Il colore violetto in forma pura produce forza di carattere, invece in forma impura, pusillanimità.

Il bene è come il colore bianco. Come riconoscete il colore bianco? Dal fatto che la luce viene riflessa.. Il colore bianco riflette completamente la luce. Il colore nero non la riflette affatto. Il bene riflette completamente, perciò è bene. Il male non ha alcuna riflessione, è nero.

Dai raggi verdi della luce dipende il successo e la freschezza. Dalla mancanza di questo colore nasce la povertà, mentre dalla grande abbondanza di questo colore si sviluppa la mancanza di amore, l’egoismo e l’avarizia. Se avete bisogno di soldi applicate la tinta verde
Per freschezza, per prosperità, per crescita utilizzate questo colore.


Con la tinta viola si effettua la salvezza dell’umanità. È una tinta della forza, della volontà, della ricchezza, della amabilità, dell’umiltà.
Tramite il colore viola diventiamo potenti, forti.

Tramite le proprietà del colore rosso della luce percepiamo la vita.Tramite le proprietà del colore arancione percepiamo individualità.Tramite le proprietà del colore giallo si rafforza il nostro pensiero.Tramite il colore verde percepiamo una forza di crescita.

Tramite il colore blu si rafforza il nostro cuore..I raggi della luce sono, in genere, un menu insostituibile:

Lunedì con il colore verde fino al colore giallo-verde
Martedì vi nutrirete con il colore rosso,
mercoledì con il colore giallo,
giovedì con il colore blu chiaro,
venerdì con il colore blu scuro ed il colore rosa,
sabato con il colore viola ed il colore nero,
domenica con il colore arancione,

Il colore rosso rende le persone coraggiose. Devono sapere come e quando utilizzarlo.
Il colore arancione porta umiltà,
il colore verde, cultura, crescita.
Il colore giallo indica che l’uomo deve essere ragionevole, utilizzare correttamente le cose.
Il colore blu, è per ringraziare Dio per tutti i beni che ci ha dato;
il colore viola, per ringraziare e perchè doniamo non solo ai nostri simili, ma anche a tutti gli esseri viventi, per essere grati e giusti nei confronti di tutti.
Il colore verde ammassa, accumula verso l’interno.
Il colore giallo scarica verso l’esterno.
Il colore rosso della luce importa nell’uomo energia e umidità. L’umidità non si riflette bene sul pensiero. Il colore giallo importa pensiero, ma contemporaneamente anche secchezza.

Non mettete nero sulla vostra testa, se avete voglia di portare nero mettetelo sulle gambe. Sulla testa qualcosa di bianco, invece sul collo rosso o blu. Con i colori vi curerete. Oggi il colore più tranquillizzante è il verde.

Il colore nero accumula più energia. Quando una persona è molto nervosa che si vesta di abiti neri, che si metta un cappello nero per un certo tempo.

Se volete dimenticare alcune cose importerete in voi il colore nero e vi metterete un vestito nero. Se volete ricordare alcune cose vi metterete dei vestiti bianchi.Se importate il colore rosso nell’organismo di una persona che è anemica, subito i globuli rossi nel suo sangue cominceranno ad aumentare e la vita in lui si rafforzerà. La luce rossa viene consigliata per anemia. Se possono percepire correttamente il prana del colore rosso, le persone anemiche lo manderanno verso le cellule del loro organismo e si rinnoveranno.

Le persone possono servirsi dei raggi della luce per curarsi
Se importate il colore arancione nell’organismo della persona, quest’ultima diventa autonoma, comincia a pensare liberamente; se viene importato il colore verde – l’uomo comincia ad edificare, a creare.
"NON PORTATE MAI I COLORI CHE NON AMATE" 
http://thelivingspirits.net/medicina-spirituale-peter-deunov/peter-deunov-i-colori-e-la-salute.html

martedì 5 agosto 2014

Lo sguardo interno





Queste tecniche trattano la pratica dell'osservazione. Prima di affrontare le tecniche, si deve capire qualcosa per ciò che
concerne gli occhi, perché queste tecniche hanno qui il loro fondamento. Innanzitutto, gli occhi sono la parte più incorporea del corpo umano, la parte meno fisica. Se è possibile che la materia

diventi immateriale, negli occhi accade. Gli occhi sono materia, ma al tempo stesso sono immateriali. Gli occhi sono il
punto in cui tu e il tuo corpo vi incontrate. In nessun altro punto del corpo l'incontro è così profondo.
Il corpo umano è profondamente separato da te. Esiste una profonda distanza, ma negli occhi essi si avvicinano quanto più è
loro possibile. Ecco perché gli occhi possono essere usati nel viaggio interiore. Basta tuffarsi dagli occhi per giungere alla
fonte.
Dalle mani, dal cuore, da qualsiasi altra parte del corpo non è possibile: da lì dovrai viaggiare a lungo. La distanza è
immensa. Ma dagli occhi è sufficiente un solo passo per entrare in te stesso.
Gli occhi sono molto liquidi, in movimento, si muovono in continuazione, e quel movimento ha un suo ritmo, un suo

metodo, una sua meccanica. Gli occhi non si muovono a casaccio, in maniera anarchica. Hanno un loro ritmo, che tra l'altro

rivela molte cose: se nella tua mente è presente un desiderio sessuale, i tuoi occhi hanno un ritmo particolare.
È sufficiente guardare gli occhi e il loro movimento per stabilire quale pensiero si muove dentro di te: quando hai fame e sei
tormentato dal pensiero del cibo, il movimento dei tuoi occhi cambia. Quindi, ricordalo: il movimento degli occhi e il pensiero sono collegati. Ecco perché, se arresti il movimento degli occhi,
subito si fermerà anche il processo del pensiero. E viceversa, se arresti il pensiero, automaticamente si fermeranno anche gli
occhi.

Inoltre, gli occhi si spostano in continuazione da un oggetto all'altro: da A verso B, da B verso C, sono in continuo
movimento. Il movimento è la loro natura. Assomigliano a un fiume in movimento: il movimento è la loro natura! Ed è a

causa del movimento che sono così vivi! Il movimento è sinonimo di vita. Puoi cercare di fermare gli occhi in un punto particolare, su un particolare oggetto, imponendo loro di non muoversi;

tuttavia, il movimento rimane la loro natura. È impossibile fermare il movimento, sebbene sia possibile arrestare gli occhi:
cerca di capire la differenza.
Puoi fermare gli occhi su un punto fisso, un segno sul muro. Puoi fissare quel segno, fermando il movimento degli occhi. In
questo modo non passeranno più da un oggetto A a un oggetto B, visto che li hai costretti a fermarsi fissi su A, tuttavia si
verificherà un fenomeno stranissimo.

Il movimento sarà inevitabilmente presente; è la natura degli occhi. Per cui, se non permetti loro di passare da A a B, si
muoveranno dall'esterno verso l'interno. Essi possono scorrere da A verso B, ma se tu vieti loro questo movimento
all'esterno, essi si muoveranno all'interno: muoversi è il loro modo di essere, hanno bisogno di movimento.
Per concludere, esistono due tipi di movimento. Il primo dall'oggetto A all'oggetto B: si tratta di un movimento esteriore,
che accade naturalmente. Ma esiste un'altra possibilità, propria al Tantra e allo Yoga, che impedisce il movimento esterno
da un oggetto all'altro. In questo modo gli occhi balzano dall'oggetto esterno verso la consapevolezza interiore. Iniziano a
muoversi all'interno. Ricordate questi punti: vi sarà facile capire le tecniche. (1)

Vedere all'interno

Shiva disse: "A occhi chiusi, guarda nei dettagli il tuo essere interiore. E in questo modo vedi la tua vera natura. "
"Ad occhi chiusi": chiudi gli occhi. E non basta chiuderli. Una totale chiusura implica, oltre alla chiusura degli occhi,
l'arresto del loro movimento. Altrimenti gli occhi continueranno a vedere qualcosa di esterno. Perfino a occhi chiusi vedrai
qualcosa, le immagini degli oggetti. Certo, quegli oggetti non saranno presenti, ma le immagini, le idee, i ricordi accumulati,
inizieranno a scorrere liberamente.

Anche queste sono cose esterne, ragion per cui i tuoi occhi non sono ancora totalmente chiusi: "totalmente" chiusi significa
non vedere nulla.
Cerca di capire la differenza. È facile chiudere gli occhi. Tutti, in ogni momento, li chiudono. La notte anche tu li chiudi, ma
non per questo ti viene rivelata la tua natura interiore.

Chiudi gli occhi in modo che non rimanga nulla da osservare: nessun oggetto esteriore, nessuna immagine interiore di

oggetti all'esterno, una semplice oscurità vuota, simile a un'improvvisa cecità; è una cecità non solo per ciò che concerne la

realtà, ma anche il sogno della realtà.
Devi fare una lunga pratica; non può accadere all'improvviso. Dovrai seguire un lungo addestramento. Chiudi gli occhi:
quando senti di poterlo fare senza problemi, quando hai tempo di farlo, chiudi gli occhi e poi, all'interno, arresta ogni loro
movimento. Non permettere loro il benché minimo movimento.

Percepisci ciò che accade! Blocca ogni movimento, non permettere agli occhi di muoversi. Percepiscili come di pietra, e
rimani in quello stato d'animo, con gli occhi pietrificati. Non fare nulla, resta semplicemente così. E un giorno,
all'improvviso, diventerai consapevole di stare guardando dentro di te. Tu hai visto il tuo corpo solo dall'esterno. Hai visto il tuo corpo in uno specchio, oppure hai guardato le tue mani all'esterno.

Ma non sai cosa sia l'interno del corpo.
Non sei mai entrato in te stesso: non sei mai entrato al centro del tuo corpo e del tuo essere per dare uno sguardo a ciò che
esiste, dall'interno.

Chiudi gli occhi, osserva il tuo essere interiore nei dettagli e spostati da un punto all'altro. Limitati a raggiungere le dita dei
piedi, scorda il corpo intero: spostati nelle dita dei piedi. Restaci, e osserva. Quindi spostati nelle gambe, sali verso l'alto,

arto dopo arto. E in questo modo accadranno molte cose!

Il tuo corpo diventa un veicolo così sensibile, come mai te lo sei immaginato. Quindi, se toccherai qualcuno, potrai spostarti
totalmente nella tua mano, e quel tocco sarà trasformante. Ecco cosa si intende con "il tocco di un Maestro": egli è in grado
di spostarsi totalmente in qualsiasi parte del corpo e di concentrarsi li.
Se riesci a spostarti totalmente in una parte qualsiasi del tuo corpo, quella parte diventerà viva, al punto che non puoi
concepire ciò che potrà diventare.

A quel punto potrai spostarti totalmente negli occhi. E se riesci a farlo, e poi guardi un'altra persona negli occhi, penetrerai
in lei, arriverai nelle profondità del suo essere.
Chiudi gli occhi; guarda il tuo essere interiore nei dettagli. Come prima cosa, guarda il tuo corpo dall'interno, dal tuo centro
interiore. Fermati lì e osserva: verrai separato dal corpo, perché colui che osserva non è mai la cosa osservata. Chi osserva è
diverso dall'oggetto osservato.

Se riesci a vedere il tuo corpo nella sua totalità, dall'interno, non cadrai mai più nell'illusione di essere il corpo. In questo
caso rimarrai una cosa separata, totalmente scissa: dentro il corpo ma senza essere il corpo.
Questo è il primo passo. Da qui puoi andare oltre; a questo punto sei libero di muoverti: una volta libero dal corpo, libero dall'identità, sei libero di andare oltre. Puoi passare alla mente, scendere in profondità. Questa è la cavità interiore della mente.
Se riesci a entrarci, verrai separato anche dalla mente. A quel punto vedrai anche la mente come un oggetto che puoi
guardare, e di nuovo, ciò che scorre nella mente ti appare come separato, diverso da te.
Questo entrare nella mente è ciò che si intende con "l'essere interiore nei dettagli".
Si dovrebbe entrare e guardare dall'interno sia il corpo che la mente. A quel punto tu sei un semplice testimone, e questo
testimone non può essere penetrato.

E quella è la tua essenza più intima: tu sei quello. Ciò che può essere penetrato, ciò che può essere visto, non sei tu.

Allorché hai raggiunto ciò che non può essere penetrato, ciò che non può essere osservato, l'elemento in cui non puoi

entrare, solo allora sei arrivato al tuo Sé reale. Ricorda: non puoi essere testimone della fonte che è testimone, è una cosa
assurda.
Se qualcuno dicesse: "Sono stato testimone del mio testimone", direbbe una cosa assurda. Come mai? Perché in quel caso il
Sé testimone non sarebbe tale. Ciò di cui sei stato testimone sarebbe il testimone. Ma ciò che può essere visto, non sei tu; tu

non sei ciò che si può osservare; tu non sei la cosa di cui puoi essere consapevole. (2)

Osservare in quanto totalità

Shiva disse: "Osserva una ciotola, senza vederne i lati o la sostanza che le da forma. In pochi istanti diventa consapevole. "
Guarda un oggetto qualsiasi. Una ciotola o un qualsiasi altro oggetto andrà benissimo, ma osservalo con una qualità di
sguardo diverso: "Guarda una ciotola senza vederne i lati o la sostanza che le da forma". Osserva qualsiasi oggetto, ma a
queste due condizioni. Non guardarne i contorni: guarda quell'oggetto in quanto totalità. Di solito guardiamo solo le parti
che compongono un oggetto. Forse non ne siamo coscienti, ma guardiamo i contorni, le forme. Se ti guardo, come prima

cosa vedo il tuo volto, quindi il tronco e poi l'intero corpo.

Osserva un oggetto in quanto totalità, non dividerlo in parti. Come mai? Perché quando spezzi un oggetto in parti, gli occhi
possono muoversi dall'una all'altra. Guarda un oggetto in quanto totalità. Lo puoi fare.
Provaci. Innanzitutto osserva un oggetto passando da una parte all'altra. Poi, all'improvviso, guardalo in quanto totalità, non
dividerlo. Quando osservi un oggetto in quanto totalità, gli occhi non hanno bisogno di muoversi.
È la sola condizione per non dare agli occhi l'opportunità di muoversi: guarda un oggetto con totalità, preso nel suo insieme;
e in secondo luogo, senza vedere la sostanza che gli da forma. Se la ciotola è fatta di legno, non guardare il legno: osserva la ciotola; guarda la forma, non la sostanza.

La ciotola può essere fatta d'oro o d'argento. Osservala. Non guardare la sostanza di cui è fatta, limitati a osservare la forma.
Come prima cosa, osservala in quanto insieme. Poi, guardala in quanto forma, non come sostanza. Come mai? Perché la
sostanza è la parte materiale, la forma è la parte spirituale, e tu devi spostarti da ciò che è materiale all'immateriale. Ti sarà
molto utile.

Provaci. Puoi provare con una persona qualsiasi. Un uomo o una donna sono fermi vicino a te: guardali come totalità,
assorbili totalmente nel tuo sguardo, sii totale. Avrai una sensazione strana all'inizio, perché non sei abituato, ma alla fine
sarà una sensazione molto bella. E da quel momento in poi non penserai più al corpo in quanto bello o brutto, bianco o nero,
uomo o donna.
Non pensare: limitati a osservare la forma. Dimentica la sostanza e osserva semplicemente la forma.
In pochi istanti diventane consapevole. E continua a osservare la forma in quanto totalità. Non permettere agli occhi
movimento alcuno.

Non iniziare a pensare a "ciò che è materiale". E cosa accadrà? All'improvviso diventerai consapevole del tuo Sé.
Guardando un oggetto, diventerai consapevole del tuo Sé, come mai? Perché gli occhi non avranno la possibilità di

muoversi all'esterno. La forma è stata assunta in quanto totalità, per cui gli occhi non si possono spostare sulle singole parti.

La
parte materiale è stata abbandonata: hai assunto la forma allo stato puro. Per cui, non puoi pensare all'oro, al legno,
all'argento, e così via.

Resta sulla totalità e sulla forma, e all'improvviso diventerai consapevole di te stesso, perché ora gli occhi non possono più muoversi. Ed essi hanno bisogno di muoversi, quella è la loro natura: quindi, il tuo sguardo si sposterà verso di te. Tornerà
indietro, tornerà a casa, e all'improvviso diventerai consapevole di te stesso.
Questo diventare consapevoli del proprio Sé, è uno dei momenti più estatici che esistano. Quando per la prima volta diventi consapevole del tuo Sé, quel momento è di una bellezza e di una beatitudine senza paragone con ciò che hai conosciuto fino

a quel momento. (3)

Il cerchio interno

Lu Tsu disse: "Allorché la luce viene fatta muovere in cerchio, tutte le energie del cielo e della terra, della luce e
dell'oscurità, vengono cristallizzate. "
La tua consapevolezza scorre verso l'esterno: è un fatto, non c'è nulla da credere! Quando guardi un oggetto, la tua
consapevolezza scorre verso di esso.

Ad esempio, mi stai guardando. In questo modo ti dimentichi di te stesso, ti focalizzi su di me. Le tue energie scorrono
verso di me, e i tuoi occhi sono puntati su di me.
Questa è estroversione. Vedi un fiore e ne sei incantato, per cui ti fissi sul fiore. Ti dimentichi di te stesso, la tua attenzione
è tutta diretta verso la bellezza del fiore.

È una cosa che conosciamo, accade continuamente. Una donna splendida ti passa di fianco, e all'improvviso la tua energia
inizia a scorrere verso di lei: tutti conosciamo questo fluire esteriore della luce.
Ma questa è solo una metà della storia: ogni volta che la luce scorre all'esterno, tu cadi in secondo piano, diventi dimentico
di te stesso.
La luce deve rifluire indietro per permetterti di essere al
tempo stesso il soggetto e l'oggetto, in questo modo puoi vedere te stesso. In questo modo si sprigiona la conoscenza del Sé.
Ma di solito viviamo nella prima metà: metà vivi e metà morti, questa è la situazione. E pian piano la luce continua a fluire
all'esterno senza più tornare indietro. E tu diventi sempre più vuoto dentro di te, una cavità: diventi un buco nero.
L'esperienza taoista rivela come questa energia che tu sprechi nell'estroversione, possa essere sempre più cristallizzata,
anziché essere sprecata, se si impara la scienza segreta di rivolgerla all'interno. E possibile; e questa è la scienza di tutti i
metodi di concentrazione.

Quando ti trovi di fronte a uno specchio, prova un piccolo esperimento, almeno una volta. Guarda nello specchio il tuo
volto, i tuoi occhi. Questa è estroversione: tu guardi il volto riflesso; certo, è il tuo volto, ma si tratta di un oggetto esterno a
te.
Quindi, per un istante, ribalta l'intero processo. Inizia a sentire di essere guardato dal riflesso nello specchio — non sei tu a
guardare il riflesso, ma è il riflesso che guarda te — e ti ritroverai in uno spazio stranissimo. Provaci per qualche minuto: ti

sentirai molto vivo, e in te inizierà a entrare qualcosa il cui potere è immenso. Potrai perfino averne paura, perché non ne sei

mai venuto a conoscenza prima; non hai mai visto il ciclo completo dell'energia.
Sebbene non sia menzionato nei testi sacri taoisti, questo mi sembra l'esperimento più semplice che chiunque può fare. Devi
semplicemente metterti ritto in piedi di fronte allo specchio del tuo bagno, e come prima cosa guarda il tuo riflesso: tu
osservi e il tuo riflesso è l'oggetto osservato. Quindi, cambia totalmente la situazione, ribalta il processo. Inizia a sentire di essere il riflesso, e che il riflesso ti sta guardando. Immediatamente vedrai verificarsi un cambiamento, un'energia fortissima
si sposterà verso di te.

All'inizio ti potrà spaventare, perché non l'hai mai fatto e non l'hai mai conosciuta: sembrerà follia. Ti sentirai tremare,
potrai sentirti disorientato, in quanto il tuo orientamento finora è stato estroverso. L'introversione va appresa pian piano. Ma
il cerchio è completo: se pratichi questo esercizio per qualche giorno, ti stupirà vedere quanto ti sentirai vivo per tutta la
giornata.
Bastano cinque minuti al giorno passati davanti allo specchio, permettendo all'energia di tornare a te, in modo tale da
completare il cerchio. E ogni volta che il cerchio è completo, si ha un profondo silenzio. Un cerchio incompleto crea
inquietudine, quando il cerchio è completo si ha quiete. Questo ti rende centrato, ed essere centrato significa essere potente:
il potere è nelle tue mani.

Si tratta di un semplice esperimento: puoi praticarlo in molte forme. Mentre guardi una rosa, come prima cosa osservala per qualche istante, per qualche minuto, e poi inizia il processo inverso:
è la rosa che ti guarda.
Sarai sorpreso di vedere quanta energia ti può dare la rosa. E la stessa cosa può essere fatta con gli alberi e con le stelle e
con la gente. La cosa migliore è fare questo esercizio con la donna o l'uomo che si ama. Guardatevi semplicemente negli
occhi. Iniziate guardando l'altro e poi percepite l'altro che vi ridona l'energia; il dono torna alla fonte. Entrambi vi sentirete
ricolmi, vi sentirete inondare, immersi in una nuova forma di energia. Ne uscirete ringiovaniti, rivitalizzati. (4)
Osho: Meditazione, la prima e ultima libertà.