martedì 25 febbraio 2014

Il quinto chakra

Nel regno del senza forma
da dove nasce ogni creatività


Da un'intervista ad Alvina apparsa su Osho Times n. 205

I primi passi
Sono molti gli aspetti e gli elementi che riguardano il quinto chakra, ma prima di affrontarli vorrei parlare di cosa ci rende pronti a esplorarlo più a fondo e a vivere a pieno la sua dimensione.
Nel corso degli anni, io, Prasad e Leela, abbiamo lavorato molto sui chakra più bassi – il primo, il secondo e il terzo – per preparare le persone a vivere la dimensione del cuore, del quarto chakra, che vuol dire vivere con accettazione e ricettività la realtà interiore e ciò che ci circonda, e questo si consegue anche accogliendo e integrando i livelli e le dimensioni “inferiori” della vita.
I primi passi nel lavoro sull’energia, dunque, servono ad armonizzare i chakra più bassi che possiedono energie molto diverse tra loro. Osho ci incoraggia sempre a diventare consapevoli di queste energie, anche se spesso, nel loro stato inconsapevole, sono in conflitto e questo può essere doloroso. Per esempio, il secondo chakra, il chakra del sentire, di solito la “pensa” diversamente dal terzo cha­kra, che è quello che ci fa fare le cose a modo nostro, che vuole entrare in azione, che non vuole aspettare gli altri, che non vuole nemmeno prenderli in considerazione. E il primo chakra ha bisogni ancora diversi e un modo diverso di vedere la vita. Quando siamo inconsapevoli, questi tre chakra generalmente non operano bene insieme. Anche se non sono in conflitto, vanno in direzioni differenti e noi finiamo col disperdere tanta energia o col perderci nel mondo, nella dimensione di uno dei tre.
Quindi, come prima cosa, bisogna portare una consapevolezza amorevole ai primi tre chakra, alla loro connessione con la vita nel mondo e a cosa significa vivere pienamente tutte le loro energie.

Una consapevolezza amorevole
Questa consapevolezza amorevole è il cuore! Il cuore è l’atmosfera che ci dà la capacità di essere semplicemente presenti, di permettere alle diverse energie di essere come sono, anche nella loro contraddittorietà. Il cuore è lo spazio per accogliere il dolore che nasce dal nostro essere inconsapevoli, è la capacità di connetterci con noi stessi per scoprire cos’è veramente essenziale. Quando ci connettiamo, attraverso il cuore, ai chakra più bassi, le loro energie e l’espressione che li caratterizza si trasformano. Quando operano allo stato inconsapevole l’espressione può presentarsi, come dicevo, sotto forma di conflitto o alle volte facendoci smarrire in un chakra o in un altro; ma quando ci connettiamo al cuore e lo sintonizziamo coi chakra più bassi, questi iniziano a muoversi insieme con più armonia, perché essenzialmente si muovono in un’atmosfera di presenza, di accettazione, nella quale si permette alla vita di fluire.
Questo è ciò che porta equilibrio: familiarizzare sempre di più con il cuore, vivere ed esprimere sempre di più la dimensione del cuore nella nostra vita e farla diventare una realtà. E quando i tre chakra più bassi, insieme al cuore, fluiscono in armonia e noi siamo connessi con ciò che c’è di essenziale in loro, connettersi al quinto chakra, alla gola, apre una nuova dimensione.


Comunicare
Il quinto chakra ha diverse funzioni. Una, molto ovvia, è quella della comunicazione, ossia comunicare con gli altri, esprimerci a parole e ascoltare. Anche ciò che vogliamo dare e condividere con gli altri è una funzione del quinto. Quando non siamo consapevoli dei chakra più bassi ci può succedere di vibrare in qualche energia inconscia, per esempio del terzo chakra. Nel momento in cui ci esprimiamo, parliamo, anche il nostro quinto chakra vibrerà in quella energia inconscia del terzo e ciò che diremo avrà, con tutta probabilità, origine dal tentativo di dominare qualcuno, di manipolarlo, o dal tentativo di ottenere potere attraverso ciò che diciamo. Quindi il quinto chakra, quando non siamo consapevoli dei chakra più bassi, viene costretto a un’espressione inferiore e quello che diciamo può causare dolore, può essere manipolatorio e anche distruttivo. Perciò è importante iniziare dal cuore, così che quando dal cuore ci spostiamo al quinto chakra, il nostro modo di comunicare avrà la fragranza del cuore: l’amore, lo spazio e l’accettazione. E anche le nostre parole porteranno con sé quella dimensione.
Lo stesso vale per l’ascolto: quando inconsciamente vibriamo in un’energia di uno dei chakra inferiori, l’ascolto diventa molto selettivo.
Sono certa che tutti abbiamo vissuto qualche situazione in cui, ascoltando qualcuno, magari a un certo punto ci è venuta paura perché qualcosa di quello che l’altra persona ha detto ha scatenato in noi quell’emozione! A quel punto la mente, in qualche modo, filtrerà con la paura tutto ciò che viene detto e udiremo principalmente ciò che il secondo chakra percepisce come minaccia.
Quando invece il cuore è connesso con il quinto chakra l’ascolto si apre, ascoltiamo le cose per come vengono dette e a quel punto non abbiamo bisogno di interpretare immediatamente, c’è più spazio, c’è apertura e compassione.

La dimensione creativa
Il quinto chakra è anche il centro della creatività, non soltanto il tipo di creatività alla quale pensiamo comunemente, cioè il canto, comporre musica o fare dell’arte, scultura o quant’altro.
Certamente il quinto chakra è il centro anche di questo genere di espressioni. Quando vediamo un artista, e non soltanto un cantante, il quale palesemente usa la voce e la gola, ma anche uno scrittore o un pittore, è chiaro che spesso queste persone hanno molta energia nel quinto chakra. Questo non vuol dire necessariamente che ne abbiano anche una grande consapevolezza, ma semplicemente che l’espressione del quinto chakra in loro ha maggior forza che in altri, o avviene in maniera più complessa.
Quando però diciamo creatività non parliamo solo di quella artistica, ma anche di quella con la quale creiamo la nostra vita, o con la quale creiamo “nella” vita, quella che ci fa fare le cose in un certo modo, che ci fa fare certe scelte, prendere certe decisioni, intraprendere certe azioni, e anche il modo di condividere i nostri talenti e il modo in cui “attraiamo” le cose nella nostra vita.

I registri del passato
Nel contesto della funzione creativa del quinto chakra c’è anche la caratteristica della mente di “raccogliere” informazioni, quasi come fossero dei registri o dei manuali: forse una volta magari in una vita passata, cinquemila anni fa, o durante l’infanzia, quando abbiamo fatto una cosa in un certo modo qualcuno ci può aver detto: “No, fallo in quest’altro modo”, oppure abbiamo fatto, o non fatto, qualcosa e siamo stati puniti: quei “manuali”, quelle esperienze, sono registrati mentalmente nel quinto chakra.
Li chiamiamo anche credenze, idee, atteggiamenti o schemi mentali e possiamo considerarli come i registri akashici, di cui parla anche Osho,  che non sono situati da qualche parte nel cielo o nelle mani di un custode, ma sono proprio qui, nel nostro quinto chakra!
E non ci sono solo i manuali individuali relativi alla nostra infanzia, o alle nostre vite passate, ma anche i manuali collettivi. Per esempio, a seconda della nostra nazionalità, abbiamo certe idee di come dovremmo o non dovremmo essere, e anche questo è registrato nel quinto chakra. “Registri” molto forti, chiamati anche condizionamenti, sono quelli legati, ad esempio, all’essere uomo o donna. Tutte queste esperienze, questi pensieri e questi significati appartenenti al passato, sono registrati negli strati esterni del quinto chakra.


Una ciambella...
Per capire gli strati esterni farò una piccola descrizione di come è strutturato un chakra. Ogni chakra assomiglia vagamente a una piccola ciambella con un buco in mezzo. Il buco che si trova in mezzo al chakra non è una parte mancante, non è la pasta che manca dal centro della ciambella, ma è piuttosto un vuoto, uno spazio, una dimensione in sé che contiene essenzialmente ogni cosa; è un vuoto che assomiglia più a un “tutto”, ma in uno stato senza forma.
Nello strato esterno, nella “pasta” della ciambella, c’è la forma, e ogni chakra ha una forma diversa, o un tipo diverso di energia.
Nel quinto chakra la natura essenziale di quello strato di energia è l’espressione di ciò che è importante per noi, di ciò che possiamo creare, dare, condividere, dire ed è molto connesso con il conoscere, con la nostra funzione e capacità di conoscere la realtà interiore e esteriore. Quando siamo inconsapevoli, quando non siamo connessi con il centro, lo strato esterno è collegato a quello che Osho chiama il “sapere”, la conoscenza, ciò che abbiamo appreso in passato che è fatto di idee e contenuti mentali. Ciò che abbiamo appreso nel passato sono precisamente quei registri, quelle credenze, quelle certezze che a un certo punto abbiamo fatto nostre.
Ora, se viviamo e creiamo la nostra vita partendo da idee inconsce e acquisite, siamo molto limitati e non facciamo che ripetere centinaia di volte ciò che abbiamo già fatto in passato, le cose che pensiamo di sapere, o a volte anche esattamente l’opposto. E naturalmente è una limitazione pensare che proprio quella singola cosa sia ciò che vogliamo o ciò che è giusto per noi. E quando non siamo connessi al nostro centro quello che otteniamo nella vita non è mai niente di veramente nuovo, ma, in modi diversi, qualcosa che appartiene al passato, qualcosa in cui continuiamo a perpetuare il passato.
Vedere al di là del filtro
Il quinto chakra perciò, quando diventiamo consapevoli e lo connettiamo al cuore, è un chakra “rivoluzionario”: possiamo vedere e ascoltare con consapevolezza, e possiamo riconoscere e scoprire cosa sono questi condizionamenti, queste credenze, questi significati che saltano fuori automaticamente, e riconoscere che forse stiamo guardando il mondo e agendo attraverso una sorta di filtro.
Quando prendiamo coscienza di ciò, la nostra consapevolezza va in profondità, si espande e noi diventiamo consapevoli del centro. E non è che diventiamo consapevoli del centro solo dopo aver preso coscienza di queste idee mentali, ma in un certo senso accade contemporaneamente: quando la nostra connessione al cuore è solida, quando il cuore diventa sempre di più la nostra realtà, la nostra consapevolezza sale naturalmente dal centro del cuore al centro del quinto chakra. Quindi diventiamo consapevoli sia dello spazio al centro del quinto chakra e della sua energia, sia delle forme-pensiero, delle idee, dello strato esteriore.
Quando ne diventiamo consapevoli e diamo loro spazio, non siamo più così condizionati, non siamo più costretti a pensare, o ad agire partendo sempre dagli stessi presupposti, ma, a quel punto, entriamo veramente in contatto con il principio creativo che sorge dall’energia senza forma, dal centro, dal non sapere, dal non avere idee o concetti… che nasce proprio dal non avere un manuale, uno schema fisso di comportamento! Quando siamo connessi al centro del quinto chakra con consapevolezza, c’è anche la consapevolezza del momento presente e possiamo guardarci attorno, possiamo vedere la nostra realtà con molta più chiarezza. Non siamo più limitati a vedere le cose in un certo modo e quindi siamo in grado di riconoscere quando qualcosa di nuovo vuole accadere, e magari riusciamo a vedere le opportunità che possono facilitarne la realizzazione. A quel punto la nostra vita diventa essa stessa una dimensione creativa.

Comprensione e fiducia
Un’altra dimensione del quinto cha­kra, che nasce da questa comprensione del non sapere, è la fiducia. Quando siamo vincolati dagli schemi del passato non vediamo la realtà per quello che è, perché la filtriamo attraverso quelle strutture e facciamo affidamento su di esse. Il manuale diventa, per così dire, la nostra stampella e allora pensiamo cose del tipo: “Sì, devo solo fare la cosa giusta e allora la vita succederà in armonia con quello che voglio”. Ma se sono imprigionato da atteggiamenti mentali e credenze la mia visione di “quello che voglio” o che mi occorre nella vita sarà annebbiata da idee del passato e quindi non sarò in grado di vedere o sentire realmente cos’è che mi sarebbe d’aiuto, che renderebbe la mia vita più vasta o mi farebbe sentire felice o appagato! Inoltre, per poter inseguire quello che “pensiamo” di volere, quando siamo limitati da questi atteggiamenti mentali, o facciamo affidamento su di loro, essi agiscono come surrogati della fiducia. Questo non funziona e in pratica ci troviamo a dover escludere gran parte della vita per fare ciò che facciamo seguendo una certa idea o atteggiamento mentale.
Tutto questo alle volte viene chiamato fiducia, come a dire: “Ho fiducia che farai ciò che ritengo giusto”, oppure: “Ho fiducia che l’esistenza mi darà una grande casa, una bella macchina, un fidanzato che mi amerà per sempre e un milione di euro”. Questa non è fiducia; è un contenitore all’interno di una struttura fatta di idee.
Quando attraverso il cuore ci connettiamo al centro del quinto chakra – allo spazio, al non sapere, allo stato senza forma – siamo connessi anche a qualcosa di molto più grande, siamo connessi alla vita nella sua interezza e siamo connessi alla nostra intelligenza interiore che si muove in un flusso e in un ritmo che seguono la vita. E quando fluiamo con il ritmo della vita, quando riconosciamo di più “ciò che è” in ogni momento, allora innanzitutto “comprendiamo” di più cosa veramente vogliamo, ciò di cui abbiamo bisogno, cosa ci sarebbe d’aiuto, cosa abbiamo bisogno di imparare, cosa può espandersi, aprirsi o qual è la direzione della nostra vita. Allora c’è anche fiducia reale perché siamo aperti alla vita: la vita non è qualcosa dalla quale ci dobbiamo difendere, ma è qualcosa di cui facciamo parte e a un certo punto la vita è qualcosa che… siamo.

Da un’intervista di Marga



Alvina è con Osho da oltre trent’anni e insieme a Leela e Prasad conduce workshop di lavoro sull’energia, creatività e meditazione in tutto il mondo. Insieme hanno anche pubblicato due libri con Urra/Feltrinelli: L’alchimia della trasformazione (in ristampa) e La vita che vuoi.
Per info sul loro lavoro: essentiallifeconsulting.com

http://www.oshoba.it/index.php?id=articoli_view_x&xna=58 

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