venerdì 30 agosto 2013

LE PROSTITUTE SACRE NEL MONDO ANTICO

Le prostitute Sacre nel mondo antico di Salvatore Brizzi
di Salvatore Brizzi
Iniziamo questo viaggio partendo dal significato della sessualità nel mondo antico. Innanzitutto chiariamo cosa intendo io per “mondo antico“. L’antica Roma? No. L’antica Grecia? No. Gli egizi? No. Atlantide e Lemuria? Forse qui cominciamo a esserci. Quando tratto di antichità mi riferisco sempre alla “storia prima della storia”. Immaginate un’antichità indefinita, quando le società erano ancora “tradizionali”. Per “società tradizionale”, in questo contesto, intendo semplicemente una comunità dove ogni ambito della vita sociale aveva come scopo l’evoluzione interiore dell’individuo, ognuno al suo stadio. In una società del genere l’economia, la politica, la scienza, l’arte, l’educazione… non procedevano “a caso”, senza una precisa linea guida, ma avevano tutte lo scopo di permettere e mantenere vivo il rapporto fra l’uomo e Dio.
Immaginate Il Signore degli Anelli o il fumetto Conan: in quale epoca erano ambientati? Diecimila anni prima di Cristo? Trattano di personaggi e di situazioni che non sono storici, è “pre-storia”. Non preistoria, ma proprio pre-storia. Quindi dei cicli storici precedenti a quello che stiamo vivendo oggi. Sappiate che ciò che noi consideriamo storia – e che ci viene insegnata a scuola – è solo la storia dell’ultimo ciclo in ordine di tempo, quello che è iniziato nel 3000 avanti Cristo circa, quando è nata la scrittura all’interno delle prime civiltà. Ma ci sono stati altri cicli precedenti a questo. Prima dei Sumeri non c’erano gli uomini primitivi – come si ostinano a insegnarci, nonostante emergano di continuo prove archeologiche della falsità di questo assunto – ma altre civiltà evolute in maniera diversa rispetto alla nostra. La famosa Età dell’Oro concerne uno di questi cicli passati.
Vorrei proprio che entraste in quest’ottica: una civiltà completamente diversa, evoluta in modo diverso. Non dico più evoluta, semplicemente evoluta in modo diverso: un’Età dell’Oro dove tutto veniva considerato sacro. Sto parlando di sacro, non di religioso: sono due cose ben diverse. Era sacro il mangiare, era sacro l’abitare, il vivere, il respirare, quindi era sacro anche il sesso.
Prostituzione sì, ma sacra
Di questa antica civiltà immaginatene i templi, le scuole e le sacerdotesse che insegnavano, che trasmettevano quella che era la sessualità sacra di allora, facendo da iniziatrici per i più giovani. I greci la chiamavano ierà porneusis (=prostituzione sacra), che naturalmente non è da intendere nel senso deviato di oggi. È un termine che nel tempo è stato completamente stravolto, tanto che oggi ha assunto un significato scomodo, qualcosa di sporco. Porneusis era la prostituzione, ierà era il sacro. Nella società odierna questi due termini sono in antitesi, ma nell’antichità non era così: non poteva esserci sesso se non all’interno della sfera del sacro. Il sesso veniva tenuto in grande considerazione, per cui venivano insegnati i segreti inerenti la gestione di questa potente energia. Non veniva lasciato tutto al caso e all’improvvisazione come oggi. Oggi ai giovani nessuno insegna cosa è il sesso, né dal punto di vista materiale, né da quello spirituale. Sull’argomento impera l’ignoranza più totale, in maniera tale che questa energia venga mal utilizzata e dispersa e un giovane non sappia mai di avere a disposizione dentro di sé un potere enorme.
Le sacerdotesse e l’istruzione sessuale
Le sacerdotesse rivestivano questo ruolo particolarmente delicato: si occupavano di istruire alla sessualità i giovani uomini e le giovani donne. Spiegavano che il sesso è legato alla trasmissione dell’Amore e non ha niente a che fare con lo sfregamento di due parti anatomiche e con il piacere fisico che ne deriva. Si prendeva la decisione di fare sesso come noi oggi prenderemmo la decisione di andare a messa; con l’intenzione di svolgere un rituale che permette l’avvicinamento a Dio. Per questo motivo esistevano anche rituali di gruppo, quelli che noi oggi chiameremmo volgarmente “orge”, ma che non avevano niente da spartire con le orge di oggi. Nel rapporto lo scopo non era l’orgasmo, ma l’avvicinamento a Dio di entrambi i partner. Qualcosa di molto lontano dall’idea che abbiamo oggi del sesso.
“Sacro” è tutto ciò che mi permette una crescita interiore. Sacro è tutto ciò che mi permette di avvicinarmi all’Uno. Sacro è ciò che mi riporta all’Uno da cui sono originato. Perciò si poteva mangiare in un modo che contribuisse a riportare l’essere umano all’Uno, mangiare con sacralità, mangiare in modo divino. Seguendo lo stesso principio, si poteva fare anche sesso in maniera divina, perché il sesso inteso in questo modo era parte di un percorso interiore. La cosa che più si avvicina oggi a questo concetto è il tantra. Allora non si chiamava ancora tantra, solo successivamente verrà codificato per come lo conosciamo oggi. Quindi sto parlando di un periodo precedente anche all’evoluzione tantrica. Una volta i ragazzini non dovevano, come oggi, fare da sé, fare da soli.
L’energia sessuale come tramite per arrivare a toccare il Divino
Nelle epoche passate l’istruzione sessuale era molto importante, perché si conosceva bene la forza di quest’energia. È una forza potentissima, è una forza che se indirizzata nel Cuore può realmente permettere di toccare il divino. Ovviamente non tutti sono pronti per operare in questa maniera con l’energia sessuale (ne parlo nel mio libro La porta del Mago), anzi, quasi nessuno lo è; per cui se nell’epoca moderna questa energia non viene utilizzata in maniera sacra, ma viene dispersa oppure serve a dare vita a nuovi bambini, un motivo c’è. Se determinati strumenti vengono messi troppo presto nelle mani di anime che non sono pronte, queste possono danneggiare se stesse gravemente. Se a quei tempi la sessualità era sacra, ciò accadeva perché quelle anime erano pronte per gestirla. Allora c’era qualcuno che di mestiere insegnava a questi giovani come comportarsi e cosa dovevano fare anche dal punto di vista tecnico.
Ciò che oggi chiamiamo tantra è stato un riemergere di alcuni insegnamenti ancora più antichi, che si perdono nella notte dei tempi. Il tantra sottintende una filosofia di vita, ti insegna persino a toccare l’altro e a respirare; è un sistema che ti permette di raggiungere un’affettività e una condivisione tali per cui il sesso diventa la cosa meno importante del rapporto. Più entri in quella che è la vera sessualità – nella sessualità spirituale – più l’atto in sé diventa un’appendice, l’aspetto meno essenziale, sebbene presente. La penetrazione diventa l’aspetto meno importante rispetto a ciò che c’è intorno, perché quello che c’è intorno è così gratificante che alla fine non ti ricordi neanche più cosa è successo e ti chiedi: “Ma l’abbiamo veramente fatto o no?”. L’abbiamo fatto, ma abbiamo vissuto tante di quelle cose che il momento dello sfregamento degli organi sessuali è passato in secondo piano. Nel tantra c’è questo, nella sessualità sacra anche. Ed è ciò che veniva insegnato a quei tempi dalle sacerdotesse del sesso.

Salvatore Brizzi

dalla Rivista l'arte di essere

mercoledì 28 agosto 2013

OSHO: IL MIO METODO DI MEDITAZIONE

 

 

D.: Hai detto che il mondo intero è un caos. Cosa cerchi di creare nell’uomo, nel mondo?

R.: Semplicemente affermo che esiste una via per essere sani, dico che puoi uscire da questa pazzia creata in te dal passato.

D.: In che modo?

R.: Semplicemente osservando come un testimone i tuoi processi di pensiero, questo è il mio metodo di meditazione. Non è una preghiera, perché non esiste un Dio da pregare: è semplicemente un sedersi in silenzio e osservare i pensieri che ti scorrono davanti; un semplice osservare senza interferire, senza nemmeno giudicare perché, nel momento in cui giudichi, hai perso la pura osservazione. Nel momento in cui dici: «Questo è bene, questo è male», sei già rimbalzato nel processo del pensiero.
Occorre un po’ di tempo per creare una distanza tra il testimone e la mente; una volta che questo stacco esiste, avrai una piacevole sorpresa: tu non sei la mente, sei il testimone, un osservatore. Questo processo di osservazione è la reale alchimia della vera religione poiché, via via che diventi sempre più profondamente radicato nell’osservazione, i pensieri iniziano a scomparire; e arriva un momento in cui non ci sono più pensieri. Tu esisti, ma la mente è totalmente vuota: questo è il momento dell’illuminazione. Questo è il momento in cui, per la prima volta, non sei più condizionato, sei sano: un essere umano davvero libero.

Tratto da: The Last Testament, Volume I, discorso # 1
 

lunedì 26 agosto 2013

Domare la mente e (occasionalmente) uscirne!




La mente umana non è altro che un biocomputer.
Quando nasce, il bambino non ha una mente, in lui
non c'è alcun chiacchierio. Occorrono circa tre o
quattro anni perché il meccanismo della mente si
metta in funzione. Ed è possibile vedere che le femminucce
parlano prima dei maschietti: sono dotate
di un biocomputer di migliore qualità.

 È necessario che il biocomputer si riempia di
informazioni: ecco perché, se cerchi dentro di te dei
ricordi infantili, ti troverai bloccato all'età di quattro
anni, se sei un uomo, e all'età di tre anni, se sei una
donna; oltre quel limite c'è il vuoto. Eri vivo, ti accadevano
molte cose, molti eventi, ma sembra che la
tua memoria non abbia registrato niente, perciò non
puoi ricordare. Ricordi con chiarezza solo a partire
dai tre o quattro anni in poi.

 La mente del bambino raccoglie le sue informazioni
dai genitori, dalla scuola, dagli altri bambini,
dai vicini, dai parenti, dalla società, dalle chiese...
trova sorgenti d'informazione tutt'intorno a sé: di
certo avrai osservato che i bambini piccoli, quando
iniziano a parlare, ripetono la stessa parola molte
volte. Che gioia! In loro un nuovo meccanismo ha
cominciato a funzionare.

 Quando riescono a comporre delle frasi, sono alle
stelle per la felicità, e continuano a ripeterle. Quando
poi iniziano a fare domande, le fanno su ogni argomento,
su ogni cosa. Ricorda: non sono le tue risposte
a interessarli! Prova a osservare un bambino
quando pone una domanda: non è interessato alla
tua risposta, perciò non dargli una risposta lunga e
complessa che hai appreso da un'enciclopedia. Il
bambino non è affatto interessato alla tua risposta:
gioisce semplicemente perché riesce a formulare una
domanda. In lui ha preso forma una nuova facoltà.
 Ragion per cui utilizza quei metodi per raccogliere
informazioni, in seguito comincia a leggere... entra
in possesso di un numero maggiore di vocaboli.
In questa società in cui il silenzio non paga, ma pagano
le parole, più sei colto e più avrai gratificazioni.
 Cosa sono i vostri leader? Cosa sono i vostri politici?
Cosa sono i vostri insegnanti? Cosa sono i vostri
preti, i vostri teologi e i vostri filosofi? Per dirlo
in breve: sono persone molto colte. Sanno usare bene
le parole: danno loro significato, sostanza, in modo
da impressionare la gente comune.
 Raramente ci si rende conto che la nostra società è
dominata da persone molto colte, dal punto di vista
verbale. Possono anche non conoscere nulla, possono
anche non essere sagge, possono anche non essere intelligenti;
un fatto è certo: sanno giocare con le parole.
È un gioco che hanno imparato a menadito; ed è
un gioco che paga in rispettabilità, denaro, potere sotto
tutti i punti di vista. Perciò tutti tentano questa
via e le menti si riempiono di parole, di pensieri.


 Puoi accendere o spegnere un computer, ma non
puoi spegnere la mente. Non esiste l'interruttore
della mente. Non esiste alcun accenno al fatto che
Dio, quando ha creato il mondo, quando ha fatto
l'uomo, l'abbia dotato di un interruttore per accendere
e spegnere la propria mente. Non esiste alcun
interruttore, quindi la mente umana chiacchiera dalla
nascita fino alla morte.

 Rimarrai sorpreso nell'apprendere che gli esperti
in computer e i conoscitori del cervello umano hanno
un'idea stranissima: se togli il cervello dalla scatola
cranica e lo mantieni in vita con mezzi meccanici,
continua a chiacchierare allo stesso modo. Non è
importante che non sia più collegato a un povero essere
umano - che soffriva per causa sua - nel cervello
i sogni continuano. Anche collegato a una macchina,
il cervello continua a sognare, a immaginare, crea
ancora paure, progetti, speranze e tentativi di diventare
questo o quello. Il cervello è totalmente inconsapevole
del fatto che ora non può più fare niente, perché
la persona che lo conteneva non c'è più.

 Puoi mantenere in vita un cervello per migliaia di
anni con mezzi meccanici; continuerà a chiacchierare
sempre delle stesse cose, chiuso in un circolo vizioso,
poiché non sarà più possibile insegnargli cose
nuove. Se fosse possibile, continuerebbe a ripetere
anche quelle.

 Negli ambienti scientifici prevale l'idea che sia
una grande perdita per l'umanità che il cervello di
un uomo come Einstein sia morto con lui. Se fosse
stato possibile mantenere in vita il suo cervello trapiantato
in un corpo, adesso continuerebbe a funzionare.
Einstein vivo o morto sarebbe un fatto assolutamente
irrilevante: il suo cervello continuerebbe 
a pensare alla teoria della relatività, ai sistemi piane-
tari e a tante altre teorie.

 L'idea degli scienziati è che le persone - come donano
il sangue e i propri occhi prima di morire - dovrebbero
cominciare a donare il proprio cervello, in
modo da poterlo conservare. Di fronte a cervelli speciali,
geniali, lasciarli morire è un vero spreco per l'umanità:
si potrebbero trapiantare.

 Qualche idiota potrebbe diventare un Einstein e
non lo saprebbe mai: nella scatola cranica non esiste
alcuna sensibilità, perciò potresti cambiare qualsiasi
cosa al suo interno, e la persona non lo saprebbe
mai. Devi solo anestetizzare una persona, poi puoi
cambiare tutto ciò che vuoi nel suo cervello - potresti
sostituirlo interamente -, quella persona si sveglierà
con un cervello nuovo, con un chiacchierio
nuovo, senza sospettare nulla dell'accaduto.

 Il chiacchierio è frutto dell'istruzione ricevuta; un'istruzione
fondamentalmente sbagliata poiché insegna
solo metà del processo mentale, cioè come far funzionare
la mente. Non insegna come fermare la mente affinché
l'uomo possa rilassarsi; visto che anche quando
l'uomo dorme, la mente continua a chiacchierare. Non
conosce il sonno. Se un uomo vive per settanta o per
ottant'anni, la sua mente continua a funzionare ininterrottamente.
Ebbene, è possibile insegnare, e apprendere,
come spegnere la mente, quando non è necessaria:
è ciò che chiamiamo meditazione.

 Questo processo è utile all'uomo in due modi: in
primo luogo gli da una pace e un silenzio mai conosciuti
prima, oltre a una familiarità con se stesso che
il continuo chiacchierio della mente rendeva impossibile;
quel chiacchierio perenne mantiene sempre
occupati.


 In secondo luogo da riposo alla mente. E una
mente riposata è in grado di funzionare con maggior
efficienza e in modo più intelligente.

 Quindi da entrambi i punti di vista - rispetto alla
mente e rispetto all'essere inferiore - si ottiene un
beneficio. Occorre semplicemente imparare come
far tacere la mente, come dirle: "Adesso basta, adesso
va' a dormire. Io sono sveglio, non preoccuparti".

 Usa la mente quando è necessaria; in questo caso
sarà fresca, giovane, piena d'energia e di vita; pertanto
le tue parole non saranno concetti morti, saranno colme
di vitalità, di autorevolezza, di verità, di sincerità e
di significato. Forse userai ancora le stesse parole, ma
la mente avrà tratto dal riposo un potere tale per cui
ogni tua parola risulterà appropriata e potente.

 Ciò che il mondo definisce carisma è solo una mente
in grado di rilassarsi, per raccogliere la propria
energia. Pertanto, le parole che usciranno da quella
mente saranno poesia e vangelo e tu non dovrai ricorrere
ad alcuna dimostrazione, ad alcuna logica: la tua
energia mentale sarà sufficiente per influenzare gli altri.
E tutti sanno da sempre che esiste qualcosa... sebbene
nessuno sia mai stato capace di definire esattamente
cos'è quel qualcosa che viene definito carisma.

 Forse per la prima volta, lo spiego io, perché lo conosco
per esperienza personale. Una mente che funziona
giorno e notte sarà inevitabilmente debole, ottusa,
non incisiva, bene o male riuscirà a trascinarsi.
Al massimo riesce a essere utile: quando vai a fare la
spesa, ti è utile; ma non riesce a esserlo più di tanto.
Ecco perché milioni di persone, che avrebbero potuto
avere carisma, rimangono povere e non incisive,
prive di qualsiasi autorevolezza, senza alcun potere.

Se fosse possibile - ed è possibile - far tacere la mente
e usarla solo all'occorrenza, agirebbe con una forza
travolgente: in quel caso accumula un'incredibile
quantità di energia, per cui ogni parola che formuli
adesso va diritta al cuore del tuo interlocutore.
La gente pensa che le menti delle personalità
carismatiche siano ipnotiche; non lo sono. Sono
soltanto molto potenti e molto fresche... simili a
un'eterna primavera. Questo per ciò che concerne la
mente. Per ciò che riguarda l'essere, il silenzio apre un
universo nuovo di eternità, di immortalità, di tutto ciò
che puoi pensare essere beatitudine e benedizione:
per questo insisto nel dire che la meditazione è la religione
essenziale, l'unica religione. All'uomo non occorre
nient'altro. Tutto il resto è un rituale irrilevante.

 La medita zione è l'essenza, l'essenza stessa della
religione. Non puoi toglierle niente.

 E mette a tua disposizione entrambi i mondi: il
divino, il mondo della divinità e in più questo mondo.
A quel punto non sei povero. Hai una ricchezza che
non deriva dal denaro.

 Esistono molti tipi di ricchezza e l'uomo ricco in denaro
si trova al gradino più basso sulla scala della ricchezza.
Lasciamelo dire: chi è ricco in denaro è l'uomo più povero
che ci sia. Visto dalla parte del povero , è l'uomo più ricco.
Visto dalla parte di un artista creativo - un ballerino o
un musicista o uno scienziato - è l'uomo più povero . Visto
dal punto di vista del risveglio supremo, l'uomo ricco
in denaro non può neppure essere definito ricco.

 La meditazione ti render à ricco in termini assoluti,
poiché ti darà il mondo della tua essenza più intima;
e ti renderà ricco in termini relativi, poiché sprigionerà i
poteri della mente nei talenti specifici che
ciascun essere umano possiede. Per esperienza so
che ciascun uomo nasce con un talento specifico e
qualcosa in lui mancherà sempre, se non vive quel
talento in pienezza. Quell'uomo continuerà a sentire,
in un modo o nell'altro, che qualcosa non è presente,
laddove dovrebbe esserlo.

 Fa' riposare la tua mente, perché ne ha davvero bisogno!
Ed è veramente semplice: è sufficiente che tu
diventi un testimone; ne guadagnerai da entrambe le
prospettive.

 Piano piano, la tua mente imparerà a essere silenziosa.
E quando imparerà che stando in silenzio diventa
più potente, le sue parole non saranno più solo
parole: avranno una validità, una ricchezza e una
qualità che non avevano mai avuto prima; al punto
che colpiranno immediatamente il bersaglio, come
frecce. Le tue parole supereranno la barriera della
logica e raggiungeranno il cuore.

 Allora la tua mente sarà un servitore immensamente
potente nelle mani del silenzio.

 Allora il tuo essere sarà il padrone e il padrone
potrà usare la mente quando ne avrà bisogno e potrà
spegnerla quando non ne avrà bisogno. 

Osho: La verità che cura.

sabato 24 agosto 2013

Scaccia tutti i tuoi guai con una risata





 Siedi semplicemente in silenzio e crea un gorgoglio,
una risatina che ribolle nelle parti più profonde
del tuo essere; come se tutto il tuo corpo iniziasse a ridacchiare
o a ridere. Inizia a ondeggiare sull'onda di
quella risata e lascia che si diffonda dalla pancia a tutto
 il corpo: ridono le mani, i piedi... immergiti e lasciati
travolgere da quella risata incontrollata, folle. Per
venti minuti, continua a ridere. E se esplodi in una risata
fragorosa, lascia che accada. Se invece è una risata
silenziosa, lascia che si manifesti in silenzio; e se poi si
trasforma in una risata sonora, lascia che accada... in
ogni caso, per venti minuti continua a ridere.
 Poi sdraiati per terra o sul pavimento; sdraiati a
braccia aperte sul pavimento, con il volto rivolto
verso il suolo. Se fa caldo e lo puoi fare in giardino,
sul terreno, sarà di gran lunga più efficace. E se lo
puoi fare nudo, lo sarà ancora di più!
 Stabilisci un contatto con la terra, lascia che l'intero
corpo resti sdraiato al suolo, e senti semplicemente
che la terra è la madre e tu sei il figlio. Perditi in
questa sensazione... Venti minuti di risata, seguiti
da venti minuti di abbraccio con la terra, un profondo
contatto con il suolo: respira con la terra e sentiti
tutt'uno con essa. Noi tutti proveniamo dalla terra e
un giorno alla terra ritorneremo. Dopo venti minuti
di questo ricaricarsi energetico, poiché la terra ti
darà un'incredibile quantità di energia, danza per
venti minuti: l'energia accumulata sarà tale e tanta
che la tua danza avrà una qualità del tutto diversa
da quella cui sei abituato. Danza per venti minuti...
qualsiasi tipo di danza andrà bene. Metti una musica
qualsiasi e danza. Se ci sono delle difficoltà, se fa
freddo, puoi fare questo esercizio in una stanza. Se
invece è un giorno di sole e lo puoi fare all'aperto,
ma è molto freddo, copriti con una coperta.
Trova qualsiasi soluzione ma non interrompere
questa pratica, falla ogni giorno, e nell'arco di sei/otto
mesi vedrai accadere nel tuo organismo incredibili
trasformazioni spontanee. 

Osho: La verità che cura.

venerdì 23 agosto 2013

Ovunque vai io sono con te!



Rispondendo a una domanda,
Osho manda un messaggio
a tutti i suoi discepoli
lontani nello spazio e...
nel tempo

Testi inediti di Osho apparsi su Osho Times n 199



L'attesa è un grande mo­mento, perché è un tempo di prova, una prova della tua fiducia, del tuo amore. Un’attesa silenziosa è ciò che ho continuato a insegnare per tutta la vita. Non desiderare, aspetta!
Sono due dimensioni importanti. Quando desideri, diventi aggressivo, cerchi di afferrare, di prendere qualcosa. Nella vita di tutti i giorni esistono i desideri perché così tante persone sono in competizione e lottano per la stessa cosa; inoltre il mondo esteriore è il mondo della quantità. Niente è inesauribile, tutto, all’esterno, prima o poi finisce. Non è possibile aspettare perché, intanto che aspetti, qualcuno potrebbe prendere tutto.
Il mondo interiore è totalmente diverso: ogni desiderio è un disturbo, un ostacolo, perché nel mondo interiore sei solo e non esiste alcuna competizione. Nessuno cerca di sorpassarti, nessuno ti fa lo sgambetto.
E il mondo interiore è così delicato che, se ti capita di essere aggressivo, lo distruggi. È come essere aggressivi con una rosa: puoi raccoglierla, ma non sarà la stessa rosa che avevi visto poco prima danzare nel vento, sotto la pioggia, al sole... sarà qualcosa di morto… soltanto una cosa senza vita, un cadavere, un ricordo e niente più. E la realtà interiore è di gran lunga più delicata. Il desiderio stesso è sufficiente a impedire di arrivarci; serve un approccio completamente diverso... ed è l’attesa silenziosa.
L’ospite arriva!
Il padrone di casa deve solo essere paziente.
E nel mondo soggettivo della consapevolezza non c’è niente da afferrare. Non si tratta di quantità: è una qualità. Se aspetti in silenzio – senza alcun desiderio, nessuna aspettativa – arriva il momento in cui il tuo silenzio è così totale e la tua attesa così fresca, pulita che la porta si apre. E sei trasportato nel tuo più profondo, recondito spazio interiore, nel tuo tempio. Questo è sempre stato il mio insegnamento.
E questa è una buona opportunità per un’attesa silenziosa. Quando eri vicino a me eri così pieno di me, della mia presenza, delle mie parole che non avevi mai avuto modo di pensare all’attesa. Io ero lì, disponibile. Ora posso essere disponibile non all’esterno, ma soltanto dall’interno. È un grande incontro, di totale pienezza, di gioia infinita. Quindi, non ti disperare, non cadere nell’angoscia. Non credere di essere lontano da me.
Sei lontano solo quando non sei in silenzio. Sei lontano solo quando non è presente l’attesa, altrimenti sei molto vicino a me. Ovunque tu sia, il silenzio ti unirà a me e la tua attesa preparerà il terreno per l’incontro che è non fisico, è fuori dallo spazio, fuori dal tempo!
Usa questa opportunità. E ricorda sempre che qualsiasi cosa accada deve essere usata come un’opportunità. Non c’è nessuna situazione al mondo che non possa essere usata come un’opportunità. Ti senti triste perché sei lontano. Certo, è una reazione naturale, ma non è un uso attento di questa opportunità. Non sprecarla nella tristezza, altrimenti disperarti diventerà come un cancro  dell’anima. Sono stato con te abbastanza a lungo, è arrivato il momento per te di scoprire se riesci a stare con me anche in mia assenza, con lo stesso senso di celebrazione, per quanto difficile possa sembrare all’inizio. Scoprirai un’infinita pienezza e l’assenza non sarà più un’assenza; ti sentirai ricco della mia presenza ovunque sarai. È questione di un certo ritmo, di una sintonia... due persone possono sedersi vicine, con i corpi che si toccano ed essere lontane, lontane come stelle distanti; puoi trovarti in mezzo a una folla ed essere comunque solo.
Quindi la questione non è di vicinanza fisica, la questione è capire che cosa succede alla presenza di un maestro. Il tuo cuore inizia a battere esattamente al ritmo del cuore del maestro; il tuo essere inizia ad avere lo stesso canto del silenzio che ha l’essere del tuo maestro. Questi sono gli elementi che ti portano vicino a lui. Se riesci ad avere queste due cose, puoi trovarti anche su un altro pianeta, non farà alcuna differenza! Non è niente che abbia a che fare con la distanza.
Sei stato con me così tanto, sai perfettamente che cosa ti succede in mia presenza. Datti una possibilità: chiudi gli occhi, siedi in silenzio, aspetta che succeda la stessa cosa. E resterai sorpreso, ti accorgerai che non è necessario che io sia lì fisicamente. Il tuo cuore può battere con lo stesso ritmo: lo conosci. Il tuo essere può raggiungere le stesse profondità di silenzio e lì non esiste alcuna distanza. E non sei da solo, non ti senti solo. Certo, sei solo, ma questo essere solo ha una bellezza, una libertà, una profonda integrità e centratura in te stesso.

In Cina, Lao-tzu, un grande maestro,  è morto da ormai venticinque secoli, ma è rimasto un piccolo numero di suoi seguaci che non parlano mai di Lao-tzu al passato, ma al presente. Per loro, Lao-tzu non è lontano, perché riescono ancora a percepirne il ritmo, il silenzio, la bellezza, la pace. Che cos’altro serve?
Ramakrishna morì. In India, quando muore il marito, la moglie deve rompere tutti i braccialetti, togliersi tutti gli ornamenti, rasarsi completamente il capo, indossare solo sari bianchi. Un lutto che dura una vita, una dis­perazione infinita, l’inizio di un’in­tera vita in solitudine. Ma quan­do Ra­makrishna morì – alla fine del­l’800 – sua moglie, Sharda, si rifiutò di seguire quella tradizione vecchia di diecimila anni.
Disse: “Ramakrishna non può morire, almeno per me. Può essere morto per voi, ma per me è impossibile perché per me il suo corpo fisico non era più importante da tanto tempo. La sua presenza e l’esperienza, la sua fragranza, sono diventate una realtà e sono ancora con me! Fino a quando resteranno con me non spezzerò i miei braccialetti, non mi taglierò i capelli, non farò niente altro, perché per me è ancora vivo”.
La gente pensò che fosse impazzita: “Lo shock è stato troppo grande, non riesce a versare neppune una lacrima!”. Anche quando il corpo di Ramakrishna fu portato al crematorio, la donna non uscì di casa: stava preparando del cibo per Ramakrishna. L’uomo era morto – avevano portato il suo corpo al crematorio – e lei cucinava perché era ora di pranzo.
Qualcuno le disse: “Sharda, sei pazza! Hanno portato via il suo corpo”.
Lei rise e disse: “Hanno portato via il suo corpo, ma non hanno portato via la sua presenza, quella è diventata parte del mio essere. E non sono pazza. Morendo, in realtà, mi ha dato l’opportunità di sapere davvero se il suo insegnamento è entrato nel mio cuore, oppure no”.

Io ci sono per te, ovunque tu sia.
Io sono con te, dovunque tu vada.
È solo necessario che tu resti aperto, ricettivo, vulnerabile. 


 Osho tratto da:
1. The Path of the Mystic #28
 http://www.oshoba.it/sito_oshoba/index.php?id=articoli_view_x&xna=19

giovedì 22 agosto 2013

Di' semplicemente sì





Dire no è la nostra attitudine fondamentale. Come
mai? Perché dicendo no ci si sente qualcuno. Poiché
può dire no, la madre sente di essere qualcuno: il bambino
viene negato, il suo ego è ferito e l'ego della madre
si sente appagato. Il no appaga fortemente l'ego; è
cibo per l'ego, ecco perché noi ci alleniamo a dire no.
 Spostati in qualsiasi campo della vita e troverai
ovunque persone che dicono no, perché dicendolo
sentono la propria autorità; sentono di essere qualcuno,
 solo perché possono dire no!
 Dire: "Sissignore" ti fa sentire inferiore; hai la sensazione
di essere un subordinato, un nessuno. Solo
se ti senti così, puoi dire: "Sissignore".
Il sì è positivo e il no è negativo.
 Ricorda dunque questa verità fondamentale: il no
nutre l'ego; il sì è il metodo per scoprire il Sé. Il no
rafforza l'ego, il sì lo distrugge.
 In ogni occasione, come prima cosa metti a fuoco
se puoi dire sì. Se non puoi farlo, se ti è impossibile
dire sì, solo in quel caso di' no. Ma la nostra comune
strategia è dire prima di tutto: "No!"; se è impossibile
dirlo, solo in quel caso, con un atteggiamento remissivo,
da sconfitto, ci abbassiamo a dire sì.
 Un giorno provaci, fa' questo voto: "Per ventiquattr'ore
cercherò, in qualsiasi occasione, di iniziare dicendo
sì". Osserva il profondo rilassamento che questa
attitudine ti da. Perfino nelle cose più comuni!
 Tuo figlio ti chiede di andare al cinema, e ci andrà
comunque; il tuo no non avrà alcuna efficacia. Anzi, se
gli dici no, è come se lo provocassi; renderà la cosa ancora
più allettante. Accade perché con quel no tu
rafforzi il tuo ego e stimoli anche tuo figlio a rafforzare
il suo. Farà di rutto per andare contro il tuo no; e conosce
le strategie per rendere il tuo no un sì, sa in che
modo trasformarlo. Sa che deve solo sforzarsi un po',
insistere un po' di più; alla fine il tuo no diventa un sì.

 Per ventiquattr'ore, cerca in ogni modo possibile
di iniziare con un sì. Proverai un'estrema difficoltà,
perché in quel caso diventerai consapevole che il no
si presenta per primo, immediatamente! In ogni cosa,
il no si presenta come prima opzione: è diventata
un'abitudine. Non usarlo, usa sempre il sì, e osserva
come ti rilassa.

 "Giusto modo di pensare" significa questo: iniziare
a pensare con un sì. Ciò non significa che non puoi
più utilizzare il no, significa soltanto che inizi sempre
con un sì. Osserva ogni cosa con una mente propensa
a dire sì; poi, se non è possibile altrimenti, di'
pure no. Ma se inizi con il sì, non troverai molte occasioni
per dire no; viceversa, se inizi con il no, non
troverai molte occasioni per dire sì. Il punto di partenza
determina il novanta per cento del percorso: il
modo in cui inizi, colora ogni cosa, perfino la meta!

 "Giusto modo di pensare" significa pensare, ma
utilizzando una mente bendisposta... pensa con una
mente propensa a dire sì! 
OSHO: La verità che cura.