venerdì 23 agosto 2013

Ovunque vai io sono con te!



Rispondendo a una domanda,
Osho manda un messaggio
a tutti i suoi discepoli
lontani nello spazio e...
nel tempo

Testi inediti di Osho apparsi su Osho Times n 199



L'attesa è un grande mo­mento, perché è un tempo di prova, una prova della tua fiducia, del tuo amore. Un’attesa silenziosa è ciò che ho continuato a insegnare per tutta la vita. Non desiderare, aspetta!
Sono due dimensioni importanti. Quando desideri, diventi aggressivo, cerchi di afferrare, di prendere qualcosa. Nella vita di tutti i giorni esistono i desideri perché così tante persone sono in competizione e lottano per la stessa cosa; inoltre il mondo esteriore è il mondo della quantità. Niente è inesauribile, tutto, all’esterno, prima o poi finisce. Non è possibile aspettare perché, intanto che aspetti, qualcuno potrebbe prendere tutto.
Il mondo interiore è totalmente diverso: ogni desiderio è un disturbo, un ostacolo, perché nel mondo interiore sei solo e non esiste alcuna competizione. Nessuno cerca di sorpassarti, nessuno ti fa lo sgambetto.
E il mondo interiore è così delicato che, se ti capita di essere aggressivo, lo distruggi. È come essere aggressivi con una rosa: puoi raccoglierla, ma non sarà la stessa rosa che avevi visto poco prima danzare nel vento, sotto la pioggia, al sole... sarà qualcosa di morto… soltanto una cosa senza vita, un cadavere, un ricordo e niente più. E la realtà interiore è di gran lunga più delicata. Il desiderio stesso è sufficiente a impedire di arrivarci; serve un approccio completamente diverso... ed è l’attesa silenziosa.
L’ospite arriva!
Il padrone di casa deve solo essere paziente.
E nel mondo soggettivo della consapevolezza non c’è niente da afferrare. Non si tratta di quantità: è una qualità. Se aspetti in silenzio – senza alcun desiderio, nessuna aspettativa – arriva il momento in cui il tuo silenzio è così totale e la tua attesa così fresca, pulita che la porta si apre. E sei trasportato nel tuo più profondo, recondito spazio interiore, nel tuo tempio. Questo è sempre stato il mio insegnamento.
E questa è una buona opportunità per un’attesa silenziosa. Quando eri vicino a me eri così pieno di me, della mia presenza, delle mie parole che non avevi mai avuto modo di pensare all’attesa. Io ero lì, disponibile. Ora posso essere disponibile non all’esterno, ma soltanto dall’interno. È un grande incontro, di totale pienezza, di gioia infinita. Quindi, non ti disperare, non cadere nell’angoscia. Non credere di essere lontano da me.
Sei lontano solo quando non sei in silenzio. Sei lontano solo quando non è presente l’attesa, altrimenti sei molto vicino a me. Ovunque tu sia, il silenzio ti unirà a me e la tua attesa preparerà il terreno per l’incontro che è non fisico, è fuori dallo spazio, fuori dal tempo!
Usa questa opportunità. E ricorda sempre che qualsiasi cosa accada deve essere usata come un’opportunità. Non c’è nessuna situazione al mondo che non possa essere usata come un’opportunità. Ti senti triste perché sei lontano. Certo, è una reazione naturale, ma non è un uso attento di questa opportunità. Non sprecarla nella tristezza, altrimenti disperarti diventerà come un cancro  dell’anima. Sono stato con te abbastanza a lungo, è arrivato il momento per te di scoprire se riesci a stare con me anche in mia assenza, con lo stesso senso di celebrazione, per quanto difficile possa sembrare all’inizio. Scoprirai un’infinita pienezza e l’assenza non sarà più un’assenza; ti sentirai ricco della mia presenza ovunque sarai. È questione di un certo ritmo, di una sintonia... due persone possono sedersi vicine, con i corpi che si toccano ed essere lontane, lontane come stelle distanti; puoi trovarti in mezzo a una folla ed essere comunque solo.
Quindi la questione non è di vicinanza fisica, la questione è capire che cosa succede alla presenza di un maestro. Il tuo cuore inizia a battere esattamente al ritmo del cuore del maestro; il tuo essere inizia ad avere lo stesso canto del silenzio che ha l’essere del tuo maestro. Questi sono gli elementi che ti portano vicino a lui. Se riesci ad avere queste due cose, puoi trovarti anche su un altro pianeta, non farà alcuna differenza! Non è niente che abbia a che fare con la distanza.
Sei stato con me così tanto, sai perfettamente che cosa ti succede in mia presenza. Datti una possibilità: chiudi gli occhi, siedi in silenzio, aspetta che succeda la stessa cosa. E resterai sorpreso, ti accorgerai che non è necessario che io sia lì fisicamente. Il tuo cuore può battere con lo stesso ritmo: lo conosci. Il tuo essere può raggiungere le stesse profondità di silenzio e lì non esiste alcuna distanza. E non sei da solo, non ti senti solo. Certo, sei solo, ma questo essere solo ha una bellezza, una libertà, una profonda integrità e centratura in te stesso.

In Cina, Lao-tzu, un grande maestro,  è morto da ormai venticinque secoli, ma è rimasto un piccolo numero di suoi seguaci che non parlano mai di Lao-tzu al passato, ma al presente. Per loro, Lao-tzu non è lontano, perché riescono ancora a percepirne il ritmo, il silenzio, la bellezza, la pace. Che cos’altro serve?
Ramakrishna morì. In India, quando muore il marito, la moglie deve rompere tutti i braccialetti, togliersi tutti gli ornamenti, rasarsi completamente il capo, indossare solo sari bianchi. Un lutto che dura una vita, una dis­perazione infinita, l’inizio di un’in­tera vita in solitudine. Ma quan­do Ra­makrishna morì – alla fine del­l’800 – sua moglie, Sharda, si rifiutò di seguire quella tradizione vecchia di diecimila anni.
Disse: “Ramakrishna non può morire, almeno per me. Può essere morto per voi, ma per me è impossibile perché per me il suo corpo fisico non era più importante da tanto tempo. La sua presenza e l’esperienza, la sua fragranza, sono diventate una realtà e sono ancora con me! Fino a quando resteranno con me non spezzerò i miei braccialetti, non mi taglierò i capelli, non farò niente altro, perché per me è ancora vivo”.
La gente pensò che fosse impazzita: “Lo shock è stato troppo grande, non riesce a versare neppune una lacrima!”. Anche quando il corpo di Ramakrishna fu portato al crematorio, la donna non uscì di casa: stava preparando del cibo per Ramakrishna. L’uomo era morto – avevano portato il suo corpo al crematorio – e lei cucinava perché era ora di pranzo.
Qualcuno le disse: “Sharda, sei pazza! Hanno portato via il suo corpo”.
Lei rise e disse: “Hanno portato via il suo corpo, ma non hanno portato via la sua presenza, quella è diventata parte del mio essere. E non sono pazza. Morendo, in realtà, mi ha dato l’opportunità di sapere davvero se il suo insegnamento è entrato nel mio cuore, oppure no”.

Io ci sono per te, ovunque tu sia.
Io sono con te, dovunque tu vada.
È solo necessario che tu resti aperto, ricettivo, vulnerabile. 


 Osho tratto da:
1. The Path of the Mystic #28
 http://www.oshoba.it/sito_oshoba/index.php?id=articoli_view_x&xna=19

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